I SANDALI DI KIERKEGAARD

Il mio ufficio si trova in un grande palazzo di uffici con molti piani, in zona Roma ovest, verso l’Eur, in un
quartiere pieno di palazzi.

L’altro giorno prendo l’ascensore ma distrattamente sbaglio piano e mi ritrovo su un piano sconosciuto.
L’androne delle scale è semibuio e i muri scrostati e vecchi.

C’è qualcuno che conosco, di vista. Mi indica il piano dove devo andare. Stavolta uso le scale.

Incontro uno che abita a Settecamini, periferia est, dice che un altro impiegato ha un pozzo in casa, allora
dico mi piacerebbe molto vedere il pozzo.

Al tipo di Settecamini, che conoscevo, dico che sto leggendo “I sandali di Kierkegaard”, che tengo nella
borsa.

Più tardi mi trovo a Settecamini per motivi di lavoro, finito il mio turno vado a trovare l’impiegato di cui
avevo sentito parlare, che ha un pozzo in casa.

 

Entro in cortile, è di quelle case vecchie e piccole, unifamiliari di periferia. L’impiegato è gentile, lo
conoscevo di vista, gli spiego il motivo della visita, mi fa subito entrare in cucina, apre una specie di botola
nel pavimento e tira su l’acqua dal buco con una carrucola.

Dice ecco, questa è l’acqua del pozzo. Me la offre ma non la bevo, sembra sporca. Dico potresti farla
analizzare, perché se viene dalle montagne potrebbe essere anche buona, ma se viene di Guidonia o posti
vicini, allora no, è inquinata.

L’acqua viene da un buco nel pavimento della cucina, è una casa vecchia. Dico, dev’essere un pozzo
vecchio, di un secolo fa.

Poi c’è la moglie del tipo, anche lei impiegata, andiamo insieme da qualche parte, mi deve mostrare
qualcosa, allora mentre andiamo penso non l’avevo mai notata ma non è malaccio, ha un bel personale, a
parte quell’abbronzatura da impiegata, che noto di profilo.

Le parlo del libro che sto leggendo, I sandali di Kierkegaard. Kierkegaard andava in giro per Copenaghen con
un paio di sandali, anche in inverno. Qualcuno lo prendeva in giro e in un giornale locale apparvero delle
vignette satiriche su di lui.

L’impiegata non sembra molto interessata al mio racconto, però nota che anche io ho delle scarpe aperte,
tipo sandali e sorride di sbieco, senza guardarmi.

 

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