LACRIMAE RERUM 35

Volle aprirsi da solo la via verso la fine: né appartenenza, né rifugi, né i cunicoli intricati della certezza, vuoti come il cielo se visto con gli occhi della nuvola che cambia ad ogni passo. Guarda in silenzio quello che avviene, il precipizio, la vertigine senza dove, il segreto dei …

LACRIMAE RERUM 34

Oggi ho sentito il cielo cigolare; era il garrire delle rondini che stavano partendo per il sud o il cielo stesso? porta che si apriva sui cardini arrugginiti dal tempo? Si apriva il cielo: una strada bianca, vicino una casa di contadini. Un giovane moro e magrissimo che affilava la …

LACRIMAE RERUM 33

Furono temporali: sbatteva il cielo, sbattevano i rami delle foreste e il lampo incendiò la visione. Impazzivano le formiche, frustate d’acqua sul viso dei naufraghi, si piegava l’erba, si riempivano i fossi il canto della furia infrangeva i vetri, si spensero le luci, il lampo bianco accecò il buio, rimbombava …

LACRIMAE RERUM 32

A Alessandro Fo Alla lettura di poesia Il poeta con gambe da trampoliere intona i suoi versi e la sua voce porta il peso del dolore e del pianto. Si scusa il poeta, perché sa che il dolore non si vuole sentire. Vuole un giullare il mondo che lo faccia …

LACRIMAE RERUM 31

Qualcuno dice che sarai punito per il dolore che hai provocato: un freddo inferno ti aspetta. Ma come aspirare a qualche via D’uscita se vivere è fare male. Conosco nobili amiche che mangiano solo piante per dare meno pena, ma è una goccia nel mare del mondo. Solo i morti …

LACRIMAE RERUM 30

Oggi incomincio il viaggio di ritorno, sarà lungo e tortuoso ma di certo la fatica sarà più sopportabile dell’andata; riconoscerò quei gesti, quei sorrisi e quei dolori e la cura dell’amore materno, la ferita della nascita, la sfida per sopportare il canto di sirene improbabili annidate nei pioppi, lo scorrere …

LACRIMAE RERUM 29

Gettò  tutti i libri dalla finestra. Li vedeva volare nel ventoso pomeriggio, cadere sull’asfalto, bianchi, rossi, gialli; volavano facendo un breve fruscìo e lieve era il tonfo; li gettava uno ad uno; una danza gli parve, un canto. Quando qualcuno gli chiese perché, lui rispose:”Ero stanco”.

LACRIMAE RERUM 28

Mia madre in bicicletta nella viottola lungo il fiume, la magrezza di mio padre e la mia, la dolcezza della bionda ragazza, il suo penetrante odore, la malinconia profonda della perdita, il baratro del tempo.

LACRIMAE RERUM 27

Disse: “Siano benedetti i quattrini di mio padre che mi hanno protetto dalla fatica della vita e al dolore mi hanno condannato”. “Ora che sono vecchio, mi aggiro in questa casa e guardo alla finestra il dorato tramonto; una casa che potevano strapparmi perché non la merito. Non c’è merito …

LACRIMAE RERUM 26

Se ricordo bene, la mia infanzia mi ha fatto conoscere da subito la tristezza dei cortili degli asili, quando la mamma era morta e a me non restava che aggrapparmi alla tonaca nera della suora mentre i miei compagni giocavano sulle altalene di ferro e ridevano. C’è nell’aria oggi la …