da I GIORNI QUANTI (80)

Questa campagna è stupida senza mio padre. Quest’altra campagna è stupida senza mio suocero. I morti diventano dio a furia di rispondere col silenzio. E fanno sentire così stupide le campagne che hanno lasciato. Da dove dovrò ricominciare la mia vita. Scartando le ultime, stupide, disposizioni giuridiche.

da I GIORNI QUANTI (79)

Latte a vivi ormoni e uscita a perplessità. Perché non dovremmo capirci come quando al bar. E il bar cos’è? Il nuovo millennio? Verdura al napalm? Rivoluzione rospoidea? È possibile che ti ho incontrato all’Università? Ecco, io non userei questa espressione. Un quaderno, un omogeneizzato. Un barattolo di materia organica …

da I GIORNI QUANTI (78)

Posso spegnere il televisore a papà (stramazzato sul divano)? Il piacere di scrivere la vita. La retorica di Pirandello. “I vecchi e i giovani”. Finalmente liberato dalla misura, dalla necessità di dire le cose giuste. È ricominciato il film. Infatti il problema è soltanto quello di ricominciare senza porsi problemi. Il …

da I GIORNI QUANTI (77)

Ho visto Anna al supermercato e non era Anna. Però ho parlato con suo padre. Gli ho chiesto, come? anche lei in questo supermercato? E gli ho stretto la mano. Non era nemmeno il padre di Anna.

da I GIORNI QUANTI (76)

La cesura. Ho sempre voluto curare le ferite con la penicillina. Era la polvere magica della mia infanzia. È stata un titolo, una stella madre, la mia nipotina. C’è forse un piacere maggiore se riesci a scrivere un romanzo come Jeanne Buscemi o Carolina Invernizio: perché si chiamava Carolina?

da I GIORNI QUANTI (75)

Metto questo vino a ventimila. Die don. E a quanto dovrebbe andare questo, chiedo? Die don. A quattro acciughe al massimo? Impossibile. Ho capito e allora? Metto questo vino a ventimila e nel giro di un’ora lo vendo e tu mi dovrai quattro acciughe. Dodici bottiglie? Sono quattro acciughe e …

da I GIORNI QUANTI (74)

Ricevo un gradito biglietto dal Capitano: Gente che mangia di sera alla stessa ora. Ogni sera. Gente che puoi guardare dalle scalette delle persiane ogni sera per avere sicurezza. Gente che non la vedi più, una sera, perché è morta. Il biglietto è scritto su una complicata astronave di gocce …

da I GIORNI QUANTI (73)

Il mondo perfetto. C’è ancora chi pensa che si può essere come si voleva, come gli altri si aspettavano. Solo la diversità naturale crea l’espressione: la modifica o il fallimento del piano dentro il progetto. Qualcosa che non capisco e che mi accade. C’è comunque un bel graffito che Gaetano …

da I GIORNI QUANTI (72)

Mi sembrano nuvole. E so che non lo sono. Ho conosciuto la zia Marietta. Abitava un terrazzo che dava sopra tanti terrazzi e lei conosceva le nuvole. Diceva, questa sì, questa no, come al mercato si scelgono le pesche. Ogni nuvola non è una nuvola, così semplicemente. Una nuvola ha, …

da I GIORNI QUANTI (71)

Non sono mai riuscito a scoprire come sia esattamente composta la frittola che Don Totò vende giornalmente al Capo. Non osando mai pagare le duemila (non naturalmente per mangiarla ma per portarla a casa e analizzarla), sosto a distanza di sicurezza in attenta, e sinora inconcludente, osservazione. Da quello che …