da I GIORNI QUANTI (136)

Ecco, dice. Si siede alla scrivania dopo essersi accesa una sigaretta. Dopo essersi alzata e seduta e alzata di nuovo senza un chiaro motivo dalla poltroncina davanti la sua scrivania. Da dove non aveva avuto ancora il tempo di cominciare a parlare. Ecco, disse, perché era riuscita finalmente a sedersi. …

da I GIORNI QUANTI (135)

Qualcosa che segni i giorni, come fosse un tacco, un colpo di tacco.   Stava lì, con la casa abbandonata davanti. Lei era dentro. In attesa delle labbra e della lingua dell’uomo misterioso. Dell’uomo che dopo una notte di amore infuocato e rovinoso era tornato a pretendere di darle piacere …

da I GIORNI QUANTI (134)

“Il nemico peggiore è il nemico che ha i nostri argomenti. (L’Anticristo che è del tutto somigliante al Cristo).” Roberto Bazlen Bè, qui mio suocero avrebbe sostenuto: puoi difenderti bene solo se sei veramente tu il colpevole.

da I GIORNI QUANTI (133)

“Pecora”, usavamo dire (un tormentone linguistico post-adolescenziale), per indicare lo stato di remissiva passività, il codinismo borghese, l’a-da-sé della vita artistica, la sua perfetta negazione. “Zitto, pecora!”, “Se uno è contento di rimanere nel suo stato di pecora non abbiamo altro da dirci…”. Qua in campagna, la terra si accappona …

da I GIORNI QUANTI (132)

Il mio vecchio proprietario era un finto-contadino. In realtà aveva una vita artistica, era un artigiano autodidatta. Si industriava, costruendo finestrelle per ogni pertugio della casa, posa-sale, forme di capretto e di formaggio di capra, appendimappine.

da I GIORNI QUANTI (131)

Trabant. Sarà perché anche loro traballavano che i tedeschi dell’est hanno chiamato così la loro macchinetta-macinino? Le mie mani, sotto l’acqua, traballavano ieri notte come oneste ed eroiche Trabant celeste scolorito.

da I GIORNI QUANTI (130)

Quando mi sveglio nella vecchia casa di campagna, apro il balcone con la convinzione di potermi ricaricare subito, facendomi inondare dalla luce di una giornata migliore della precedente (perché adesso c’è, quell’altra non c’è più). Tutto – dal cielo oggi finalmente nuvoloso alla temperatura ancora notturna, alla polvere in mezzo …

da I GIORNI QUANTI (129)

Se c’è un posto dove starò quando sarò morto non sarà migliore del posto dove ho sognato di essere stanotte. C’era la campagna, una campagna più estesa, senza i confini sia pure discreti della mia proprietà, ma del tutto simile. Superata la zona degli ulivi raggiungevo un pianoro erboso, esposto …

da I GIORNI QUANTI (128)

Dovrò segnare questo giorno come il giorno in cui tutto diventa importante. Mi allaccio le scarpe. Sono le clarck che indosso per la terza volta. La terza volta non si dimentica. La terza. Rimanda alla prima e alla seconda. E, per questo, è stato un gesto felice allacciarmi le scarpe. …

da I GIORNI QUANTI (127)

Sembrano tuoni. Invece sono colpi di tosse. Grossi scaracchi. Urla dissonanti e scommesse di un ubriaco buttato sul cofano di un auto. Costretto a scopare e a reagire come un bambino che si difende dalla violenza di un solletico. Non sarà la mia macchina, pensa, uno che passa. Non sarà …