da I GIORNI QUANTI (74)

Ricevo un gradito biglietto dal Capitano: Gente che mangia di sera alla stessa ora. Ogni sera. Gente che puoi guardare dalle scalette delle persiane ogni sera per avere sicurezza. Gente che non la vedi più, una sera, perché è morta. Il biglietto è scritto su una complicata astronave di gocce …

da I GIORNI QUANTI (73)

Il mondo perfetto. C’è ancora chi pensa che si può essere come si voleva, come gli altri si aspettavano. Solo la diversità naturale crea l’espressione: la modifica o il fallimento del piano dentro il progetto. Qualcosa che non capisco e che mi accade. C’è comunque un bel graffito che Gaetano …

da I GIORNI QUANTI (72)

Mi sembrano nuvole. E so che non lo sono. Ho conosciuto la zia Marietta. Abitava un terrazzo che dava sopra tanti terrazzi e lei conosceva le nuvole. Diceva, questa sì, questa no, come al mercato si scelgono le pesche. Ogni nuvola non è una nuvola, così semplicemente. Una nuvola ha, …

da I GIORNI QUANTI (71)

Non sono mai riuscito a scoprire come sia esattamente composta la frittola che Don Totò vende giornalmente al Capo. Non osando mai pagare le duemila (non naturalmente per mangiarla ma per portarla a casa e analizzarla), sosto a distanza di sicurezza in attenta, e sinora inconcludente, osservazione. Da quello che …

da I GIORNI QUANTI (70)

Di notte, finalmente, si alza il primo vento autunnino. Le persiane – da lunga, troppo lunga stagione abituate a restare aperte – sbattono imbarazzate. Una donna, nella notte, si alza anche lei, portandosi dal letto quell’altra comoda abitudine estiva di dormire nuda. Si affaccia alla finestra, si sporge lottando contro …

da I GIORNI QUANTI (69)

Domenica. Domé nìca, do me ni ca.   Cosa mi è successo lunedì, cioè oggi. Cosa può succedere il lunedì. Il mondo continua a non esserci. “Scendi e piscia” la trattoria di piazza Nascé, sono convinto che sì, c’è. Prendo un sacco di interessi. Non versati in banca, gli assegni …

da I GIORNI QUANTI (68)

Oggi sono uscito dal ristorante e le mie figlie avevano la testa bassa. Avevano visto quanto ho pagato. Per un calamaro morto. Un funerale costa di meno, hanno detto. Gradite l’aceto con l’insalata? aveva chiesto il cameriere. Sì. Naturale o balsamico? Sì. Hanno risposto. Ma continuando a tenere la testa …

da I GIORNI QUANTI (67)

In questo momento mi piacerebbe morire in campagna. In questa campagna che è ormai la mia terrazza, in questa terrazza che è ormai la mia campagna. La mia terrazza e la mia campagna hanno l’edera (che non è la famosa edera di Carturi). Nella terrazza l’edera è sopravvissuta senza crescere. …

da I GIORNI QUANTI (66)

Ricordo con quanto piacere andavo a trovare uno zio che viveva – che d’estate abitava poche stanze di una villa principesca a Bagheria. Stesso clima perfido, uguale a quello della città, uguale a quello di adesso. Sala da pranzo con tre lampadine da 40W. Insalata senza olio. Vecchio e sterile …

da I GIORNI QUANTI (65)

Che significa rimanere un minuto di più affacciato al balcone? – richiamato dal luccichio di una macchia argentata – osservando un gioco di nuvole al tramonto, sopra queste cose che altrimenti non destano quasi mai l’attenzione. Che significa un minuto di più. Soffermarsi. Prendere atto della morte. L’angoscia assoluta, la …