da I GIORNI QUANTI (39)

Dopo la morte di mio suocero sembrava che mezzo secolo di servitù matrimoniale l’avesse ormai rassegnata alla quiete delle quinte. Dopo il tempo giusto per l’ossequio delle forme, invece, eccola rinvenire con colpi di reni micidiali, che stendono con una sola battuta figli e nuore, che sterminano senza rivendicare ma …

da I GIORNI QUANTI (38)

Anche in questa campagna c’è una mucca pazza. Ma la sua pazzia non è una malattia. Anziché sopportare le mosche e chi altri si approfitta del suo corpo  – come invece, placidamente, le sue colleghe – tenta di scrollarsele o di tenerle lontane senza posa, riuscendo a inventarsi persino giravolte …

da I GIORNI QUANTI (37)

In spiaggia l’hanno aiutata ad alzarsi un uomo e una donna. Prima di tutto, prima delle tante cose che mi hanno meravigliato, la posizione dell’anziana donna in costume: dava le spalle al mare, aveva comunque un dialogo aperto col mare, era venuta lì, l’avevano portata lì solo per il mare. …

da I GIORNI QUANTI (36)

Mio cognato sa solo scherzare. E’ un uomo felice. Le coste di agnello contro i fiori di zucca. Anche la musica può passare inosservata se non ci badi. Poi però ci sei: e non sai se ci sei perché sei ritornato o perché avevi la musica di Assad con te.

da I GIORNI QUANTI (35)

L’ACCHIAPPAZECCHE. UN CONTRASTO TUTTO A VICEVERSA. PISCIARE ADDOSSO AL PROPRIO PADRE. Dunque i fatti sono andati così e non c’è ordine temporale che tenga. I discorsi infatti si sono incrociati a tavolino dopo o durante non ricordiamo, ma arrostiti di stigghiola, pulita da mio cognato, ma non riempita di cipolletta, …

da I GIORNI QUANTI (34)

Oggi il mare è irraggiungibile, è come se il cielo se lo fosse mangiato tutto.   “La vittima può essere slava o, a sua volta, albanese.” TG1

da I GIORNI QUANTI (33)

“I vermi mandò a dire , ah! le guance/ Mi mangiano le guance. / …” Giuseppe Ungaretti. In questo lungo (rispetto al tempo abituale dei finesettimana) periodo di riposo, sento più costante, più inaggirabile il dolore alla caviglia. Non riesco propri a immaginare la mia trasformazione in overcraft quando sarò …

da I GIORNI QUANTI (32)

Un cimitero di farfalline, moschine, micro-virgole cigliate, e animali-da-tavolo, intorno al lume. Io, intorno alla luna.   Osservato, controllato, spiato dalla mantide, unica sopravvissuta alla tentazione del fuoco. La mattina, però, prima che la luce si alzi veramente, tutte quelle farfalline moschine microsine pungenti sono risorte o la lungalingua della …

da I GIORNI QUANTI (31)

Non c’è vento, dice oggi la ventola della canna fumaria del camino della casa di mio cognato. Dal basso provo a soffiarci contro, prima con indifferenza, poi con gli occhi di fuori. Qui verso le otto, ogni giorno alle otto, lo stomaco si commuove, chiama il caffè, manda assidue scariche …

da I GIORNI QUANTI (30)

Ho prurito sotto le ascelle. Ma guarda. Sarà che tutti questi peli con questo caldo. Così ho programmato che almeno due volte al giorno, la mattina appena svegliato, il pomeriggio dopo la pennichella, ne tirerò via svelto sette per ciascheduna ascella, curando che vengano via bene, cioè sradicandole per evitare …