SALTIMBANCHI NEVROTICI
La spossatezza di questo inverno ipocondriaco mi ha prosciugato tutti gli umori di corteccia quelli che si respirano nelle notti opalescenti quando per un attimo hai al sesazione di esserti innamorato ad angolo retto
La spossatezza di questo inverno ipocondriaco mi ha prosciugato tutti gli umori di corteccia quelli che si respirano nelle notti opalescenti quando per un attimo hai al sesazione di esserti innamorato ad angolo retto
Secondo i benpensanti Lucillo non amava i gatti ma nemmeno i rinoceronti sebbene le dissimili scuole sostenessero che felini e pachidermi fossero imbozzolati di meravigliose intenzioni in un mondo ormai alla deriva nonostante la lievitazione asburgica dei cachet
E sono ancora qua ha detto il bandolero acquiescente ma non è vero che io sia ancora qua perchè se così fosse non avrei l’ardire di ungere le ruote della storia ora che la storia appare storpia e inammissibile sebbene gli uomini di buona volontà cantino alla luna
ci vorrebbero più nitroglicerine per scarificare una intolleranza sempre più malevola e costipata se ti ricordi a noi ci piaceva vietato vietare magari forse eccessivo ma vuoi mettere mentre questi non fanno altro con volgare arroganza che proibire anche le più candide e legali pulsioni sai che ti dico Astolfo …
E’ assai che non mi faccio sentire senza una parola o una scrittura che vuoi per adesso circumnavigo un vuoto molto pieno e sono in fase di distrofia emotiva che ci vorrebbe un bulldozer per spianare le malinconie che affiorano e si proiettano nuvolose
Oggetti indesiderati pascolano laddove i filosofi si radunano al calar del sole e le loro elucubrazioni scartavetrano le certezze dei bon vivant quelli che gli piace la pasta colorata col vin santo nonostante che siano frutto di lombi plebei
Il mare di cartone non consente a Nefertiti di adulare la propria bellezza corrotta eppure virginale lei che durante la carestia ultima scorsa barattò voluttuosi dividendi con Gargantua prossimo venturo
Leporello voleva andare alla guera ma la sua morosa gli disse che avrebbe fatto meglio infornare il pane lui che commerciava con derrate rinascimentali non la prese bene e si immolò dentro il gazebo del Visir mollaccione.
Gelsomina non amava il proprio nome che avrebbe voluto chiamarsi Desideria ma inappellabile era stato alla nascita la decisione materna colei che nel tinello ingrigito dominava le inutili pulsioni dei fabbricanti di sogni
Gli ossimori più vieti erano formulati nelle periferie di Tebe nonostante che gli editti padronali fossero limpidamente in disaccordo soprattutto nelle oscurità di luna piena laddove i gelsomini reclamavano una dignità forense