IL NATALE DI IGEA
Il Natale quacchero allo Zen procura stordimento eppure trattasi di liturgia benevola che gli officianti dai paramenti stroboscopici insufflano su per i corridoi deserti di un Eden mai conosciuto
Il Natale quacchero allo Zen procura stordimento eppure trattasi di liturgia benevola che gli officianti dai paramenti stroboscopici insufflano su per i corridoi deserti di un Eden mai conosciuto
Al Bar del Viale negli assolati anni ’70 eravamo veramente quattro amici al tavolo a sgattaiolare tra incontinenze multiple e ricerche senza logaritmi bensì lubrificate da vogliose tarante eppure lo scintillio di quelle ore non ha trovato incenso e mirra
c’è un ricamo sessuale nelle parole di Eugenia che mi fa assaporare vertigini rinascimentali memore del tempo lungo in cui postulavo al Bar del Viale sulla rarefazione dei coriandoli
tartufi immersi nella notte calcinata eppure un refolo di tenerezza svirgola da dietro il muraglione dei Ciclopi durante quella monumentale sarabanda orchestrata da Belzebù
sebbene sia incartapecorito conservo un certo fascino da ussaro danzante e quindi perchè non provarci con Dulcinea di Castelbuono lei così virginale eppure già istruita sulla filastrocca amatoria che Giacomo mi disse di una oscura deflorazione
eppure te l’avevo detto che non volevo avere niente a che fare con quella discutibile e arrugginita canzone di Ivan il menestrello implume che si vantava di avere tormentato i miei sogni di quand’ero coscritto
E’ che stavo scrivendo il romanzo della vita ma apparentemente il cielo non faceva trapelare grumi di condiscendenza per cui ho deciso che scrivere il romanzo della vita sarà oggetto di discussione con Celeste.
un quarto di luna è metà di una metà che è la mezza che è metà dell intero e non ci posso fare niente però mi piacerebbe discuterne con i saggi del Parnaso quelli che brindano alla vita mentre i giorni si scolorano
Elisabetta si chiamava Claudia però preferiva essere citata come Alfredo perchè il ricordo di pratiche inconfessabili potesse corrodersi senza patemi mortificanti al tempo non del colera ma degli amori indistinti
accadde il 15 settembre del 2048 quando le vergini del lago d’indaco sottomisero i reggimenti del dio Pan assolutamente intransigente sulla voluttà promanata da cicisbei canuti