LUPARA

La lupara si dimostrò molto utile quando l’isola era infestata dai lupi (a ricordo di quei tempi esiste un vino, il Lupara prodotto dai baroni Modica di San Giovanni in onore dell’avo che nel 1882 abbatté nelle campagne di Noto “una grande lupa bianca”). Poi del fucile siciliano se ne impossessarono i mafiosi, cacciatori di uomini anziché di animali. Poi cadde in disgrazia. Poi, cioè praticamente ieri, ci servirebbe un’arma, la chiameremmo cinghialara, per fermare l’invasione di cinghiali, tipo quello nero e ferocissimo che ha fatto irruzione in una scuola di Palermo sfondando una porta, ferendo un bidello, terrorizzando grandi e piccini, professori e becchini, prima di essere abbattuto dalla, la chiameremmo, cinghialara della Forestale. La vicepreside, esumando i peccati di antropocentrismoe di specismo, ha preso le parti della bestia e non dei cristiani: “Non mi è chiaro perché l’animale sia stato abbattuto e non sedato”. Per il 4 marzo urgono educatori che siano anche cacciatori capaci di difendere le nostre urne elettorali con carabine a ripetizione calibro 7.62, caricate a palle ad espansione da 180 grani. (cit. Camillo Langone, 2017)

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