LA CENGIA

La verticale che in questo momento sta scalando la donna – un masso di plutoniti – passa per un sentiero naturale mai percorso da anima viva. Non è uno scherzo, lei sarebbe davvero la prima. Ma non è questo il punto. La cengia è nella zona in cui la pendenza del 60 per cento si riduce drasticamente al 30, dando temporaneo sollievo alla rocciatrice che pochi secondi dopo però sente l’acido lattico premere con insistenza dentro i muscoli femorali. Si accovaccia, dunque, ma non trovando requie. Nessun riposo: tutto – pensa – si sta svolgendo illusoriamente. Sono i capelli a insinuarle un dubbio. Quei capelli che all’improvviso, ora, si sono sciolti senza che lei l’abbia voluto. Quei capelli che aveva arrotolato più volte, ben stretti da due passate di elastico e raccolti dentro un berretto di pile. Che ora dirompono verso il basso in una slavina: bellissimi. La cengia è una fenditura dentro la plutonite, e vista dall’interno ritaglia un triangolo di luce azzurra contro il quale quei capelli oppongono resistenza, si ramificano, prendono definitivo possesso della terra e delle pareti senza che lei l’abbia mai desiderato. Il castano dunque si trasforma in mogano. Le radici in un fulminante rosso magenta. I neon si accendo e spengono a valle. Parte la sedimentazione. Torniamo al punto: qui, mai nessun essere umano è passato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

9
Il momento è quello che è la disorganizzazione deve essere tenuta il più alta possibile ha importanti applicazioni  il controllo Read more.
Portami a ballare un finale diverso (9)
Gli amici ritornano per te, andiamocene a casa e non ci pensare. Ci servirebbe un ponte a ponente per arrivare Read more.
quale magnifica (da INSETTI 2002)
il pianeta sta per chiudere quale magnifica condizione   l’associazione degli agonizzanti lambisce frenetica il periodo Read more.
COSE DEMENTE
parlo, io, invece, parlo come fosse pioggia, temporale di parole, parlo sempre, io, niente zitto mai, giusto il dormire, che Read more.
da I GIORNI QUANTI (111)
Di un collega al giornale racconta il fotografo. Via Mariano Stabile, tarda mattinata domenicale. Avevamo finito, avevo le fotografie, saremmo Read more.
monologo esteriore n. 4
non ho ancora imparato a pensare un pensiero alla volta con queste maree che inondano me tra la cucina [e Read more.
SONNO
Stiamo dormendo e mentre mi abbracci diventi un manichino. Diventi leggerissima e galleggi nell’aria. Siamo circondati dalle acque. Siamo circondati. Read more.
da DIARIO PALERMITANO (13)
Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere. Svolto a Read more.
CHI SONO
mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, Read more.