CHI SONO

mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, ti s’annida tra i capelli alla prima scesa, si muove piano, le scarpe strette e sfasciate, i lacci troppo corti, ma lascia il segno. Traversine arruzzate che percorri e piccoli …

ORA CHE NON PASSA

e taglia il fiato, s’arruginisce di bestemmie, s’infanga di rabbia, il Capo. Non ci arriva a trent’anni, ma suo padre, il Bellegri, il padrone, appena ha capito che s’era ammalvito e incordato, ha passato il testimone al delfino. Che poi ce l’ha, la faccia da mammifero – il muso largo, …

notte che è giorno

che non riesco a dormire a luce spenta. Di notte casa mia è un covo d’elettricità, negli angoli più remoti della catapecchia, accendiamo candele e lumini, il lampadario di nonna ribolle sul pagliericcio matrimoniale, il tavolo della cucina sbilenco s’allaga di lampadina che pende. Alle bollette, pensa il Domo, che …

PERIODO

ironia vuole, ci chiamano gli Scrittori. Graffiamo pareti, punta secca sulle rocce, ci addossiamo all’umido, ne facciamo parte, d’anima e fiato. L’importante è lasciare traccia del nostro passaggio per chi ci seguirà, mappe articolate e vene ritrovate – qui sì, qui no, procedi oltre, svolta a destra, in alto a …

SCISTI

di anima e pece, bituminosa e ad alte temperature, penso e stringo la matita tra i denti e, mentre il legno fa trasparire all’occhio l’odore maldestro della grafite, Galvani, l’ultimo della fila, bitorzoluto e sfasciato di faccia, mi allunga un pistone dietro il ginocchio. Per poco non finisco a melma, …

la panteganja

Era arrivata che era dicembre inoltrato e mentre l’oleandro ingialliva la panteganja aveva iniziato a spacciare nel bel mezzo dell’aiuola. All’inizio ci arrotondava e basta, poi il giro si era fatto di boa e ne erano arrivati a frotte di ratti interessati. Era lei che aveva spaventato a morte di …

IL PIFFERAIO MAGICO

«Topo!» l’urlo di Maria Adele rimbalzò in cortile, s’inerpico sulle gronde in un baluginio di rame, lisciò ringhiere e portavasi e, dopo un tintinnio di antenne sulla terrazza condominiale, ridiscese pigro e s’insinuò tra le fughe dei marmittoni. Le vocali rimasero a galleggiare a mezz’aria, una eco appannata di infiorescenze …

PARE PAPEROPOLI

«Pare Paperopoli» disse l’ingegner Silvi alla vedova Perilli. Dopo la sequela di furti subiti dagli inquilini del piano terra e del primo e secondo piano delle diverse palazzine, si arrivò a pensare che i colpevoli non potevano essere che i cloni. «È stata la banda Bassotti, la famiglia dei Calvario» …

IL RITO DI PLINIO

Con il risultato che il giorno dell’assemblea la sosta da Plinio, il barbiere all’angolo, era tappa obbligata per i condomini, e nella sala riunioni si respiravano effluvi d’appretto e dopobarba. Anche Grattini, il professore che aveva in comodato d’uso il seminterrato, racimolava spiccioli di pensione per presenziare alla riunione rasato …

Assemblea di condominio o Assise della catenella

Alla prima convocazione c’era solo una sedia appoggiata al muro del cortile e Maria Adele pronta con uncinetto e gomitolo. Era solo prassi, la prima convocazione era la seconda. Alla seconda convocazione arrivarono tutti alla spicciolata. I Pardi del terzo, gli Olivieri del secondo piano scala B, Ugo il portiere …