SETTEMBRATA (9)

Dopo ventitré anni mi hai parlato per la prima volta di carri armati blu scuro, di un mare sinistro (o sulla sinistra) e braccia e gambe avvinghiate. Avevo rimosso quell’odore acre dai ricordi, tenendo solo le scie bianche da tutte le parti. Rivendico tutto ciò che è stato, mi dicesti, e questa frase mi fece sentire in pace col mondo per qualche istante. Odio i rotoli di scotch portati al bicipite, sono una maledizione eterna, che non passerà col tempo né si mitigherà. Potrà sembrare sopita a sguardi distratti o reazionari, ma è solo un trucco. Con nuvole fittizie nel cervello mi muovo alla volta della normalità, a fatica, dovendo passo passo conoscerla. Cos’è normale ci chiedemmo, ricordi? Arrivando alla conclusione che la normalità non esiste, sentimmo di essere meno alieni al presente di un quotidiano con peso qui.

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