un teatro (II): occhiazzi

riguardiamo delle foto di alcuni giorni a firenze; quello che arriva è la nebbia che percorre poche forme appena accennate, forse alberi o parole. sembra campagna fuori città e potrebbe essere ovunque. scegliamo firenze come luogo in cui inquadrare le foto, poi ricominciamo a segnare messaggi, tracce, indizi di qualcosa che non abbiamo usato, ma stiamo ripetendo in questo momento. scegliamo un luogo per le foto, abbiamo detto firenze, la campagna fuori città, macellata dalla nebbia; c’è qualcosa che sembra nebbia, non arriva la pioggia, ma c’è qualcosa che copre i discorsi. torniamo indietro con le parole fino a non pronunciarle: mentre non parliamo siamo il bosco di querce selvatiche che stiamo attraversando

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Portami a ballare un finale diverso (9)
Gli amici ritornano per te, andiamocene a casa e non ci pensare. Ci servirebbe un ponte a ponente per arrivare Read more.
quale magnifica (da INSETTI 2002)
il pianeta sta per chiudere quale magnifica condizione   l’associazione degli agonizzanti lambisce frenetica il periodo Read more.
COSE DEMENTE
parlo, io, invece, parlo come fosse pioggia, temporale di parole, parlo sempre, io, niente zitto mai, giusto il dormire, che Read more.
da I GIORNI QUANTI (111)
Di un collega al giornale racconta il fotografo. Via Mariano Stabile, tarda mattinata domenicale. Avevamo finito, avevo le fotografie, saremmo Read more.
monologo esteriore n. 4
non ho ancora imparato a pensare un pensiero alla volta con queste maree che inondano me tra la cucina [e Read more.
SONNO
Stiamo dormendo e mentre mi abbracci diventi un manichino. Diventi leggerissima e galleggi nell’aria. Siamo circondati dalle acque. Siamo circondati. Read more.
da DIARIO PALERMITANO (13)
Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere. Svolto a Read more.
CHI SONO
mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, Read more.
IL VESTITO BIZANTINO – 72
Morirò col fiato al collo E da sùbito figuro di perdermi Nella manciata di anni che mi offende. Cialda amara Read more.