STORIA DELL’AMORE (Primum)

L’azione più intelligente che un’amante fa, dopo avere copulato con l’amato la prima volta, è infilarsi il suo maglione, o un indumento equipollente (pur che l’amante non sia di stazza doppia dell’amato, ma par capiti di rado) e abbracciarselo e strusciarselo come sembiante, in vece del suo corpo, scomposto e grippato sull’angolo di un divano, o aggrovigliato nelle crude lenzuola di un albergo, o ammanettato alle barre della testata del letto. Posto che l’amato sia amato e non amante, sia cioè per la polizia matrimoniale, ancora, marito osservante, ciò che succede dopo, causa quest’atto di proditorio irretimento, dio ne scampi. Capita appena dopo, infatti, quando l’amato infila l’altra chiave nell’altra toppa, quella della porta di casa, che si risvegli in lui lo stordito senso dell’olfatto. Quanto l’aveva beato nel vortice del piacere, e nella continuazione di esso come suo correlativo (il profumo arcichimico di lei), lì si materializza e si rivela trappola ad orologeria. Ormai è già in casa, sente i passi dei famigli in agguato, e gli effluvi del suo maglione spandersi come pipì di gatto a marca del territorio. Si abbandona sulla poltrona, fingendo sfinimento (senonché sfinito lo è davvero, e non soltanto per gli esercizi di ginnastica straordinaria, ma per l’accelerazione brutale subita dalle sinapsi in cerca di un’arrangiamento convincente, di una difesa all’attacco, ecc.) ed erogando parole a fluvio, per tema di una domanda, di un’osservazione che ponga la questione di quel nuovo estraneo in casa, che in casa qualcuno ha portato da fuori (qualcuno chi? non lui). Al postutto, quando l’atmosfera si è placata e, complice, pare abbia risucchiato gli atomi fedigrafi, la consorte gli si avvicina e spiaccicandogli in fronte un bacio consolatorio lo invita a un drink per la ripresa, lui ha l’improntitudine, il convincimento, la sicumera di tranquillizzarsi pensando: se mi invita non se ne è accorta. Ma se ne è accorta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

quale magnifica (da INSETTI 2002)
il pianeta sta per chiudere quale magnifica condizione   l’associazione degli agonizzanti lambisce frenetica il periodo Read more.
COSE DEMENTE
parlo, io, invece, parlo come fosse pioggia, temporale di parole, parlo sempre, io, niente zitto mai, giusto il dormire, che Read more.
da I GIORNI QUANTI (111)
Di un collega al giornale racconta il fotografo. Via Mariano Stabile, tarda mattinata domenicale. Avevamo finito, avevo le fotografie, saremmo Read more.
monologo esteriore n. 4
non ho ancora imparato a pensare un pensiero alla volta con queste maree che inondano me tra la cucina [e Read more.
SONNO
Stiamo dormendo e mentre mi abbracci diventi un manichino. Diventi leggerissima e galleggi nell’aria. Siamo circondati dalle acque. Siamo circondati. Read more.
da DIARIO PALERMITANO (13)
Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere. Svolto a Read more.
CHI SONO
mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, Read more.
IL VESTITO BIZANTINO – 72
Morirò col fiato al collo E da sùbito figuro di perdermi Nella manciata di anni che mi offende. Cialda amara Read more.
L’ANIMA DEL GATTO 6
Si disse tra noi arancio trifogliato spinosissimo e fu già sopra ad ogni ramo, attendeva già al mappale dieci della Read more.