Ho deciso di abbandonare un mio studio sul suono di un’arpa quando ho scoperto che non sarei arrivato mai da nessuna parte. Le trattazioni in materia sono decine e tutte dimostrerebbero l’insensatezza di quello di cui mi ero convinto: che il suono non è una qualità ma una proprietà. Mi ostinavo a voler dimostrare che il silenzio fosse una proprietà dell’arpa proprio per il fatto che il suono non lo era. Se un’arpa è fatta di corde, infatti, piccole viti e una struttura portante che regge il tutto ma non è fatta di suono (solo se pizzicata ne produrrà) vuol dire che è fatta di “proprietà” ma di nessuna “qualità”. Farla suonare è indubbiamente un’alterazione premeditata del suo stato naturale: la rimuove dal silenzio in cui giace e converte tutte le sue proprietà nell’unica qualità possibile per un’arpa, e per ogni strumento musicale in genere. Il suono. Che in mancanza di questa alterazione (nel caso dell’arpa far vibrare le corde) non potrebbe esistere. Il silenzio di cui è fatta è interrotto da quest’azione e si ripresenta immediatamente non appena l’azione è interrotta. Il silenzio è dunque una sua proprietà residente.
IL SILENZIO DELL’ARPA di Gaetano Altopiano
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