da I GIORNI QUANTI (91)

Non è una bella ragazza. Però passa per bella. E sculetta perché sente che passa. Né posso dirle nulla. Nulla infatti di lei mi raggiunge. Nulla, da un po’ di tempo mi raggiunge. È questo. C’è questo con cui fare i conti. Nemmeno la musica, da un po’ di tempo, mi …

da I GIORNI QUANTI (90)

Ma Francesco dov’è. Infatti, Francesco dov’è? In campagna per ora. Anche se. Dov’è con la testa, voglio dire. In campagna, appunto. Da quale fessura della sua testa germineranno i nuovi giorni? Ma germineranno? A forza di strizzare gli occhi il mondo gli è diventato giallo a righe blu.

da I GIORNI QUANTI (89)

Il giorno in cui ci tagliano il telefono decidiamo di dare una grande festa. Il vicino, il sottostante, avrebbe chiamato inutilmente per protestare. Ma noi che ci siamo venuti a fare qua? sento dire a degli squatters che, per l’occasione, si sono travestiti da gente comune, irriconoscibili tra la folla …

da I GIORNI QUANTI (88)

C’è, stasera, questo strano incazzamento del tempo. È da qualche giorno che non demorde. Prima fulmini spaventosi, poi pioggia violenta, dovevi vederla papà, se invece di dormire – poi sole caduco. Adesso, di nuovo, con insistenza, senza educazione. Le piante sono preoccupate. Il frigorifero guarda il cielo nella speranza di capire. …

da I GIORNI QUANTI (87)

Una risata piena. Da quanto non mi capitava di ascoltarla. Una risata senza senso, intelligente. Viene fuori dal mezzobusto non dalla testa. Squilla come una tromba finalmente intonata. Viene da sotto, ha un’eco. Sale le scale senza sudare e poi è già giù come per farsi inseguire. È una risata a …

da I GIORNI QUANTI (86)

“Trafugai tre o quattro torridi rullini e mi trascinai per Tijuana. Gesù o il Galoppino della Giungla non erano i giro. Trovai tafferugli terminali e riconobbi la Rivolta Rossa in ritirata. Muchachos malnutriti trascinavano torme di teste di taco. Marciavano salmodiando slogan sinistrorsi. Maneggiavano mitragliatori scarichi e soccombevano sotto le …

da I GIORNI QUANTI (85)

Qui, in terrazza, sembra che tutte le piante corteggino il vecchio frigorifero, ormai funzionante come sgabuzzino. Morto da sette anni. Ma è un Bosch. Fascino delle grandi marche. Fosse un Ariston il ficus beniamino avrebbe trotterellato verso l’angolo opposto, invece che strusciarvisi le spalle in deliquio. E inoltre, come tutti …

da I GIORNI QUANTI (84)

Mia figlia mi sveglia, mi porta nella sua stanza, mostrandomi un lombrico, in realtà un millepiedi sulla tenda. Ti rendi conto? Anche i lombrichi adesso. Ma che città è questa? Chissà quanta strada avrà fatto, penso. Anche piaghe da decubito alle pareti.

da I GIORNI QUANTI (83)

Ancora non sono un assassino, sogno di inseguire, sparare e uccidere sconosciuti che, appena morti, hanno la faccia di mio padre, i miei figli, “i meglio amici”. “Quando metto una maschera quello che il pubblico vede è il vero Jerry Lewis.” J. L.

da I GIORNI QUANTI (82)

Ho bisogno di piccoli piaceri. Uno al minuto, uno ogni centimetro, uno a grammo, non so, due al massimo. Tipo: c’è in cucina un cornetto dell’altro ieri. Lo osservo. Sembra ancora buono. Lo tocco. Il rigor mortis appena cominciato. Lo annuso. Un po’ di polvere di zucchero mi solletica le …