un teatro (XI): nell’avanguardia di una falesia o una cima isolata

mentre si entra in una fase, ripeteva, si entra in qualcosa, si perde qualcosa, attraversando, essendo qualcosa che non si è, ma mentre si entra in una fase, la fase attraversa qualcosa, svolgendo il tempo rilegge il gesto di piantare un albero, salpando verso l’idea di un testo che è tutto nell’avanguardia di una falesia o una cima isolata, svolgeva ancora la convinzione di un tempo che è tutto ciò che lo attraversa: strade, discorsi abbandonati, sentieri coperti da piante, odori, suoni, voltarsi verso qualcuno o qualcosa, iniziare a camminare nel vuoto, disperdere le braccia e le mani e ogni cosa e senso e abbandonarsi, disperdersi ancora, non credere e non pensare, non avere e non incontrare, o forse il tempo: tutto quello che non lo ha mai attraversato. uno legge, legge qualcosa e la fraintende per scelta, mentre il discorso va in una direzione diversa, per dire qualcos’altro che per prassi è incompiuto, mangiato, divorato. il testo continua a non dirsi, al massimo a sovrapporsi. un altro passa, osserva il discorso e le sue sovrapposizioni, si ferma e mormora: mi piacciono i posti che non hanno niente da dare

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