un teatro (VII): badisco-mogadiscio-bagdad

una sentenza d’orizzonte, misurata con severità di sguardo, con parsimonia d’espressione, con disinvolta noncuranza rivolta ai massi estremi e deserti immersivi dove si può pensare che la costa dipani piana, precisa, ferma e lenta, una piaga di pianura, un servizio spento, uno schermo, invece una postilla e si può notare come la costa s’intervalli aspra e grezza, un territorio fossile, un maremoto d’altri tempi, una spiga rocciosa, qualche delirio in frantumi, un urlo di onde da secoli diversi a percuotere gli annali e le statistiche: delle grotte carsiche, degli animali estinti, delle case crollate, dei villaggi bruciati, si può pensare alla noia che dipana e allora si scrive che piaga, che piaga di pianura, che voce che urlo che destrezza aspra e come rincasa verso il silenzio dei secoli dismessi la pianura, i vasti campi all’orizzonte, badisco-mogadiscio-bagdad, gli spazi brulli e la terra secca, spaccata, poi un attimo e sembra che ogni cosa si srotoli in un mozzicone, un punto isolato su delle cime, il karaburun, le isole zvërnec, un monastero, alcune fiamme a intervalli regolari a marmiroit, e quella volta in cui la fortuna aveva la forma di un urlo, di un’aquila, di una strada franata nel fango e di un intero capitolo scritto per elenchi e appunti senza senso, una foggia incompleta di edificio, una scrittura sumera in un corso d’acqua e si può pensare alla noia che dipana e si scrive allora che piaga, che piaga di pianura, che voce che urlo che destrezza aspra e come rincara la roccia verso il silenzio dei secoli in pianura

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

9
Il momento è quello che è la disorganizzazione deve essere tenuta il più alta possibile ha importanti applicazioni  il controllo Read more.
Portami a ballare un finale diverso (9)
Gli amici ritornano per te, andiamocene a casa e non ci pensare. Ci servirebbe un ponte a ponente per arrivare Read more.
quale magnifica (da INSETTI 2002)
il pianeta sta per chiudere quale magnifica condizione   l’associazione degli agonizzanti lambisce frenetica il periodo Read more.
COSE DEMENTE
parlo, io, invece, parlo come fosse pioggia, temporale di parole, parlo sempre, io, niente zitto mai, giusto il dormire, che Read more.
da I GIORNI QUANTI (111)
Di un collega al giornale racconta il fotografo. Via Mariano Stabile, tarda mattinata domenicale. Avevamo finito, avevo le fotografie, saremmo Read more.
monologo esteriore n. 4
non ho ancora imparato a pensare un pensiero alla volta con queste maree che inondano me tra la cucina [e Read more.
SONNO
Stiamo dormendo e mentre mi abbracci diventi un manichino. Diventi leggerissima e galleggi nell’aria. Siamo circondati dalle acque. Siamo circondati. Read more.
da DIARIO PALERMITANO (13)
Fragore assordante. Forse è caduto un palazzo. Con il motociclo svolto a destra; alle spalle, fumo e polvere. Svolto a Read more.
CHI SONO
mi chiamo Ettore Bultrini, di professione estrattore. C’è un ritorno di minaccia nella parola che designa il lavoro che faccio, Read more.