da I GIORNI QUANTI (94)

La marmellata nera avanza tra gli interstizi del pavimento della casa del chimico e di sua moglie. Per il momento non resta, come la volta scorsa, che inginocchiarsi e succhiarla, scegliendo i punti in cui va montando più rapidamente- Si sa che la marmellata nera sente i morsi, sente il nemico anche se la sostanza del suo corpo non è stabile, è invece eruttiva e fluida anche perché si autogenera continuamente. Il chimico e sua moglie si rialzano, la marmellata nera sembra per il momento debellata. Si guardano. Le loro bocche, i denti, per un provvisorio sorriso, si indovinano colore seppia. Allora il chimico pensa che deva inventare qualcosa perché ogni volta non sia così, non sopporta di vedere la sua bellissima moglie conciata in quel modo, e intanto la marmellata nera riprende a rimontare e il chimico pensa alla sua ideuzza, corre nel suo laboratorio di chimico con la scatoletta di api ammaestrate, le libera sul pavimento, e adesso sono loro che si sporcano di marmellata rimpizzandosi. La marmellata, spaventata, si ritrarrà per un altro buon tempo, e lui e sua moglie potranno fare l’amore. Ma quando torna dalla sua giornata di lavoro trova sua moglie in bagno, nuda e bellissima come non è mai stata, in una strambissima posizione da equilibrista che insieme non hanno pensato di sperimentare mai, con un piede fuori e l’altro dentro la vasca piena d’acqua, succhiata avidamente da qualcuno  o da qualcosa che sta nascosto dentro la vasca e che sta procurando alla moglie, questo è evidente, bellicosi e travolgenti orgasmi e visioni interiori che solo le sue orbite ruotate a centottanta gradi possono registrare e solo il suo avvezzo intuito di chimico decifrare. Allora esce dalla stanza, prepara la valigia e sua moglie, nuda e più bella che mai, si affaccia nella stanza e lo prega di rimanere. Tornerà le spiega, con la pacatezza tipica dei chimici, con serenità e giusta determinazione. Tornerà le spiega, quando avrà inventato qualcosa di veramente straordinario che lo farà diventare famoso e ricco, per meritarla di nuovo. E va via ma, invece, per lui cominciano i giorni del declino, nessuna delle sue invenzioni viene riconosciuta di alcun interesse, perde il posto, vive nei giardini pubblici cibandosi di bacche e di cacche di animali  e ogni giorno racconta di una nuova invenzione a capannelli di passeggiatori di cani e mamme con carrozzella. Si fa mordere il polso da un cane randagio per tirargli il bambino che ha dentro e perde una mano. Ora cammina nel parco monco e come un assatanato cerca bambini da capovolgere, perché piscino tutto dalla bocca e la gente lo insegue, lo lincia gli tagli l’altra mano. Di notte fa esercizi con la luna, è lei che può richiamare dal sottosuolo la marmellata nera sulla terra, è lei che deve convincere, stanotte che è piena, perché la faccia risalire più impetuosa e invasiva e sommerga insieme al suo corpo martoriato tutti i corpi e le stella della terra.

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