Al piano di sotto vive un fantasma, la Signora Drubisich. Ogni mattina, quando esco per andare al
lavoro, la vedo sul terrazzo mentre annaffia i fiori e la saluto con un gesto della mano. Lei ricambia
con un sorriso. È una cara persona e noi condòmini chiudiamo un occhio sulla sua innocente mania
di passare attraverso le pareti degli appartamenti, sferragliare con le catene sulle scale, inchiodare
topi morti sulle cassette delle lettere, ululare durante la notte e a volte anche all’ora del pisolino,
scrivere oscenità con un pennarello indelebile sulle porte dei garage, suonare un violino scordato
stando seduta sul tetto, sputare una sostanza verdastra e vischiosa sul corriere di Amazon che suona
il campanello, trasformarsi in una fanciulla bellissima e nuda, con gli occhi da serpente e le orecchie
a punta, a cavalcioni di un cavallo nero che scalpita e nitrisce in cortile, oppure penzolare a testa in
giù appesa al soffitto della sua cantina, avvolta in un paio d’ali membranose, mentre borbotta una
nenia in una lingua dimenticata da millenni. Anche noi un giorno saremo dei fantasmi, ci diciamo
l’un l’altro sul pianerottolo, mentre cerchiamo di riaprire la palpebra dell’occhio che avevamo chiuso
sulle stranezze della Signora Drubisich, senza riuscirci.
LA SIGNORA DEL PIANO DI SOTTO
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