Nella speranza di riuscire a decifrare i numeri col naso, di mantenere i piedi chiusi con le piante aperte o di vedere con le orecchie senza bisogno di occhiali, la seconda persona singolare del verbo Partire (tempo presente modo indicativo) passa per i tre stadi della trasformazione prescritti dalla pratica. 1) Attraversa un salotto dove si parla della possibile esistenza di un attimo in cui tutte le operazioni potrebbero azzerarsi: in ogni luogo, nello stesso istante, ogni addizione azzerata da una sottrazione, ogni moltiplicazione da una divisione, ogni sottrazione da un’addizione e ogni divisione da una moltiplicazione. 2) Scivola dentro un sacchetto di confetti e cammina per ore con la bocca aperta inghiottendo di tutto, compreso il corredo di una coppia di giovani sposi, gli oggetti di toletta, le ciabattine e tutta la cabina armadio. 3) Scende nella scala di un garage della periferia e precipita fin nelle viscere della città. Metri e metri verso l’abisso. Fino a una stanza vuota dove una seconda persona singolare come lei, tempo presente modo indicativo ma del verbo Arrivare, la sta aspettando seduta, e, non senza stupore, ora le chiede se sia vero che anche l’uomo meno caritatevole può diventare il più caritatevole, e se persino le parole, o le loro stesse vite, seguano lo stesso destino. Ma lei niente. Nella speranza di riuscire a star seduta rimanendo in piedi resta a fissarla. Come se fosse fatta di carne di mollusco: continua a guardarla. E nota le rughe, le crepe nell’argilla, l’acqua che affiora dalle fessure in un rivolo lento e sottile. E non c’è niente ormai che non sia tragicamente invecchiato.
I COCCODRILLI
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25 Aprile 2025
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23 Aprile 2025
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23 Aprile 2025
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23 Aprile 2025
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