Nella frammentaria opera di Stastippo è citata l’isola di Issa come esempio di razionalità, buon governo e benessere, infamemente inondata dagli Dei per invidia della condizione beata dei suoi abitanti. Situata ben oltre le colonne d’Ercole, Issa, già deserta al tempo del filosofo, sarebbe stata popolata dai Clunicefali, laboriosi indigeni con la testa infilata nel culo. Forti della peculiare uroborosità questi mitici isolani avrebbero costituito una possente civiltà terricola incentrata sul correre a zonzo urtandosi l’uno con l’altro e cascando per terra, impreziosita da una religione tattile e una raffinata filosofia inarrivabilmente pragmatica e utilitarista. Economicamente fiorente anche in virtù degli inesistenti bisogni fisiologici degli indigeni, Issa sarebbe stata punita per aver messo in ridicolo gli Olimpici con la sua tracotante felicità, attribuibile all’incapacità dei suoi abitanti di vedere, letteralmente, ad un palmo dallo straziato naso e pensare che per sé stessi. La leggenda parla in modo tanto convincente al cuore dell’uomo moderno che alcuni hanno voluto vedervi i perduti atlantidei o qualche altra avanzatissima civiltà antica caduta in rovina, non prima certo di aver fatto dono delle più lucide perle della propria saggezza ai porci al di là del mare. Ci sembra che basti guardarsi attorno per ravvisare nella nostra storia genetica e culturale le prove incontrovertibili che, nel mito, v’è senz’altro della verità.
CLUNICEFALI
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