Lo abbiamo capito finalmente, siamo proprio rovesciati. Per una casuale preveggenza abbiamo capito la realtà. I fatti sono più o meno questi. A 10 anni avevamo già deciso tutto, erano sogni adulti. Matrimonio, figli, lavoro. Erano sogni sereni e più eravamo poveri e più erano sogni borghesi: «Avrò una casa, due case, tutte di proprietà ovvio trallalero trallalà e la lavastoviglie e i doppi servizi ratatatà». Ora che non abbiamo più 10 anni, ci rendiamo conto di essere rovesciati perché sogniamo tutto il tempo i dinosauri e i riti lunari dentro le bottiglie: «Scegli una notte di luna piena, fai riflettere la luna dentro una bottiglia di acqua minerale e dopo bevine un sorso alla volta finché non ci sarà un nuovo plenilunio. Fai così e tutti i tuoi sogni si realizzeranno». Per sbaglio, la luna si riflette sulla nostra urina. È un errore imperdonabile, ma tanto non ci vede nessuno. La città ad agosto è solo una città che ci sopravvive. Stiamo seduti immobili dentro l’afa notturna. La scena estesa, che ci avvolge in eterno, è eccitata dal prurito, il veleno delle zanzare invisibili, la loro bava sotto la nostra pelle. Ci scortichiamo: «Grattati fino al sangue, oppure no, non grattarti. Bisogna scegliere, testa o croce. Fai volare la moneta, almeno fai succedere qualcosa stasera». Stiamo seduti immobili a bere dentro il polverone delle zanzare. Gli insetti si allontanano dal nostro sangue solo quando ci alziamo esclusivamente per fare questa cosa schifosa di urinare per strada. Mezzi nudi, dalla vita in giù, perché siamo femmine e l’urina è alcolica e barcollante e ci rimbalza sui piedi scoperti dai sandali. Ci uriniamo addosso per una questione di gravità, di fisica, certo, però somiglia a una questione di vecchi, di morenti. La puzza di urina tiene lontani gli insetti, ma ormai anche la nostra nuova forma può tenerli lontani. Siamo spaventosi. Mezzi nudi, ripiegati, la testa è in avanti proiettata in basso, abbiamo il cuore più vicino ai genitali adesso, gli organi si comprimono, magari si scambiano gli apparati, il collo si è allungato in eterno. Nel frattempo tutto il resto del corpo ha scatenato delle squame rugose in superficie. A tratti, in zone estremamente precise, spuntano degli accumuli di materia dura come le unghie, spuntano a protuberanza e si attorcigliano su se stessi, una nuova difesa per un nuovo corpo preistorico. La vescica si è svuotata ma non possiamo più raddrizzarci, tornare come prima: «Non si torna mai indietro. Quante volte te lo devo dire che io guardo sempre avanti, avanti… e se mi perdi è per sempre!». Sull’asfalto, in quell’anfratto tra due macchine posteggiate, dove ci siamo trasformati in dinosauri, è rimasta una chiazza di urina liscissima, è lì che si è riflessa la luna.
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