RI_FRAZIONI

Il canneto cresce nell’acqua lenta e imbrica sonori pullulare di piume appena fatte, di covate multiple e affamate su esponenziali insetti, tanti, e caldo eccessivo. Il canneto cresce in grammatica con l’articolo e l’apostrofo su strade aperte, il suo regno non decade. Prende vento il salice, vien giù sull’ospite desiderata, lo shampoo riflessante. Così la rosa canina ha messo cinorrodi, ha dato indicazioni a margine d’una chioma smodata, d’una piega fatta nel lenzuolo; scherzo? Mettermi grande nel posto piccolo? Piedeginocchiomano sotto il ramo e l’orecchio, occhio di varianti palmefoglie. Mettermi nel posto piccolo, svestirmi in smottamenti al fondo del graffiare aprire, piede e naso tradire. Mettermi fuoriposto, buttar colori, sassi, dentini, buttar legni burattini e biscotti – tutto sparito nel buioblu mangiato e Barbablu’ licenziato. Ma ora finalmente in piedi, a testa luna, mettermi fuori forma, finché non si taccia o non si dica la frase che stana: “olio giallino di lino, pastacarta, macello, articolazione, cappello”.

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