SENAPE

Porto fuori il cane, che mi deposita repente un bel merdone sul marciapiede giusto di fronte al portone del prete. Poi gira in tondo, il cane – al guinzaglio – ed emette sibili di veleno olfattivo sforzandosi visibilmente. Poi produce, sempre il cane, getti tipo idrante di pipì, a spruzzo, come un cavallo, più o meno.
Ora, dunque – il fatto è che io, di cani, non ne ho.

Mi spiega quindi, buonuomo, cosa ci faccio io qui, a Beirut, con questo cazzo di guinzaglio in mano?

E’ che qui, a furia di percezioni altre, di ritualità lisergiche, di estetica dell’astratto – ecco, non ci si capisce più una minchia.

Mi passa per cortesia la senape?

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