L’OCCHIAIA 38 (”L’oleandro fiorito 4”)


L’uomo – un forestiero bassino e segaligno, in canottiera e pantaloncini d’un ginzato scolorito sfilacciati poco sopra i ginocchi –, esce con fulminea lentezza da sotto l’oleandro fiorito e raggiunge il bordo del marciapiede… un filo sottile di bava e schiuma vermiglia ruscella giùgiù da un angolo della sua bocca mentre porta la bottiglia stretta in mano per il collo alle labbra e poi, ignorando i passanti, sputa, una o due volte di seguito, centrando con l’acqua il vuoto tra le sbarre del tombino. Riguadagna l’ombra mattutina dell’albero fischiettando un allegro motivetto. Ma, il sorriso che gli illumina il volto ossuto si spegne non appena il piccolo specchio rettangolare che, in una qualche maniera, ha fissato a mezza altezza accanto ad uno dei tanti nodi che occhieggiano dal tronco, gli rimanda indietro paroparo il giallo chiassoso dei denti. Purtuttavia , senza perdersi d’animo, recupera lo spazzolino nascosto sulla biforcazione di un ramo vicino e con rinnovato impegno ricomincia a spazzolarli…

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