39

Stagione solitaria

 

Attingo al verbo – in questa veste che mi resta

 

c’è un verde indecente che ramifica a un’idea
dea del distacco che attacca un’odierna quietanza
quando tutto era benedetto da Dio in questa luce
appena sveglia – il dolce sapore di un inganno a metà
la prima foglia sul tuo petto è tenero dolore
nemmeno la solitudine dei vetri appannati di noi
che pioviamo da un’unica goccia – perché
perché forse non vorremmo che finisse

 

ti ho riservato un giorno magico, ma non morire
non morire mentre ti muoio affianco a una riva su per
la casa sotto il monte mentre sale l’odore buono alla
bocca affamata di passaggi in strada – la stessa tormentata di
rosso rosso sabbia e dammi tempo per respirarti una
consuetudine sbagliata in questa notte di fughe

 

l’odore di bruciato mi riporta a Berlino.
Berlino del freddo e caldo millenovecentonovanta – di
Brel che
non torna – non torna come me un passo dopo il
bianco
e nero sono la pagina sbagliata – dislessica con la
grammatica disperata – le scarpe al contrario e quelle
spiate di nascosto rosa a punta mai indossate
nell’inadeguatezza – un sogno infranto mentre parla la
pioggia in questa stagione solitaria.

 

Un bacio tradito al tuono dell’ultima percezione
temporale – così – mi troverò ai lati del passato
tra delusione e fatica vita morte e indifferenza

giorni incerti in questo mancato infinito – eppure
oppure volevo solo ammalarmi di te – delle
briciole nascoste ai lati del campo nella cura del
passaggio oltre la notte mentre manca quella parte
che batte ai polsi nel giaciglio – lontano tra la voce
di mio padre – il fruscio dell’albero l’odore della
pioggia – ed ho vestito precarietà di sangue e giorni
d’ombre – maschere nel raggiungere coralli dove
abita il silenzio. Fermo la mia ipotesi nell’arrendersi
del corpo tra l’idea del tramonto e una luna mancata
mentre danzo un ricordo denso d’oblio nell’azzurro del
tuo sguardo confuso – in mezzo a un confine che
invecchia

danzo e salto tra bocche d’argilla – il colore degli occhi
la natura del mare –

ed ero lì quell’ attimo raggiunto.

 

Metteremo a tacere l’inverno col suo passo giunto
e una libellula da disegnare

 

 

da KHAMSIN – frammenti di scrittura – Marco Saya edizioni, 2021

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

AVVOLTOIO DEGLI AGNELLI
Oggi è il 27 luglio un po’ dappertutto. Tranne che nei miei sacchi linfatici secondari e in casa della famiglia Read more.
Onirica α
Ero a casa, nel paese dove sono nata. Era la casa di mia nonna, quella delle vacanze estive quando ero Read more.
57
come passa in pianura  è facile poterla isolare       le generalizzazioni usate non si applicano in tutti i casi la categoria Read more.
CONVIVENZE
Ti sento. Sento il rumore delle tue mandibole, i denti che affondano nelle fette biscottate, lo sgranocchiare incessante, i semini Read more.
AMBARABACCO
Le poche informazioni che circolano sull’Ambarabacco, animale ritenuto immaginario, sono custodite nel bestiario di Aberdenn, manoscritto miniato del XII secolo. Read more.
S II ZONA E/12 34 SUD CITTA’ DEL CAPO
OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA     Dunque la forma mi sembrò più strana Vestivi di ombre tra le città sepolte Read more.
SCAFFALE 111 – 151009
L’arte è la vicinanza con l’animale (lo stare tra l’animare e il dio) È un misurarsi (come scalare una montagna), Read more.
Accampamento 11 – Generare una fonte
Borges non lascia odore, ma esegue capriole che radunano a testa in giù. A testa in giù si sono accampati Read more.
il sangue freddo delle farfalle (2)
Sugli specchi delle pozzanghere più leggere volteggiano le chiacchiere delle farfalle più nere       (da Notturnerìe, ALIA uno Read more.