L’INSALATA DI MARE

Nasi come il suo mi spingerebbero di sicuro all’indagine in altri momenti. E anche il modo che ha di tenere la sigaretta tra i denti, in altri momenti, mi spingerebbe a una diagnosi approfondita. Ma adesso sono occupato a osservare, proprio di fianco a lui, qualcosa di maggiormente interessante: un paio di metri più indietro e attraverso una finestrella, il suo compare (cuoco di quella bettola) affetta un polpo ancora fumante. La carne di quella bestia si sgrana facile sotto il coltello. E a ogni colpo di bisturi (che ogni chirurgo chiamerebbe “incisione primaria”) vapore che si sprigiona e biancore incantato. Sostanze lattee. E a un certo punto trionfo di melanina nera che si rilascia dalla sacca vicina ai suoi tre minuscoli cuori. Anche il cuoco mi lancia occhiate. E’ pronto impiattato, grida. Da adesso in poi mi aspetteranno giorni terribili: a queste condizioni, in queste condizioni, con facce simili e simili parasinteti verbali, sarà ancora corretto chiamare quel piatto insalata di mare? 

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