da “Scrivendo”, Per Approssimazione, numero di settembre-dicembre ’85 (pag.6)

Francesco Gambaro
Scrivendo
Che scriva è un fatto. Che sappia cosa scrivo
è un altro fatto. Si dà per scontata una malevola
ingiunzione anticartesiana: chi scrive, non per
ciò stesso, sa. Dalla quale, però, deriva anticipatamente la necessità di scrivere. Se infatti volessi replicare non potrei che farlo scrivendo.
Tra sapere e scrivere non c’è soluzione di continuità.
Scrivendo, tutto il mio sapere consiste in questo non sapere cosa sto scrivendo. In effetti, scrivere per me è sempre stato fallire gli obiettivi.
L’intenzione di raggiungere un obiettivo
per esempio la descrizione di un albero —
si estingue in prossimità di quell’obiettivo. I modi della scrittura sono tali che l’albero prescelto sarà sempre un altro albero. Scrivere non ha oggetto fuori di sé, perché scrivere è « per sé » oggetto.
Da qui nessun relativismo. L’unico albero che
esiste è l’albero che descrivo. Lo spostamento
dallo « stesso » all’« altro », nella scrittura, è una retorica priva di senso. Che è come dire che « l’orizzonte della scrittura è ‘la scrittura stessa ».
Ma anche: che le coordinate fisse del lavoro dello scrittore sono tutte nelle « provocazioni » che il Gran Sensorio raccoglie. L’orizzonte, allo scrittore, si presenta come una infinita costellazione di inizi. Egli può decidere di perdervisi o di assecondarli. In ogni caso l’uno e l’altro designano i metodi che, insieme agli strumenti adottati, rappresentano le variabili del suo lavoro.
Scrivere mi dà una certezza: ‘che io so scrivere.
Tutti quelli che scrivono sanno scrivere dal momento che lo fanno. Ogni scrittura, però, è una scrittura diversa. Mia figlia, per esempio, scrive (parla) senza conoscere le regole della grammatica, ignorando i misteri della « consecutio tempo:
Oggi, indicandomi una compagnetta, ml
fa: « Quella-è Giusi-che-va-alla-prima-perché ora è-diventata-grande: e quindi. » Se non sapesse scrivere (parlare) non avrei capito. Invece ha dimostrato di saperlo fare molto bene, ed io, Oltre ad avere ricevuto il messaggio, ho potuto apprezzare il modo scelto per trasmetterlo. Ma mia glia, interrogata su ciò che ha detto, risponde tautologicamente ripetendo la frase. Dunque, pur sapendo scrivere, non sa cosa ha scritto.

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