I JIWWI’

Sono forse note al lettore, in quanto già meritevoli dei disonori della cronaca, le difficoltà incontrate da chicchessia nell’entrare in contatto con i Sentinellesi delle Andamane, che ben si sono guadagnati l’appellativo di tribù più isolata del mondo. Missionari, esploratori di varia natura e pescatori si son fino ad ora lasciati scoraggiare dalla giocosa accoglienza somministrata a colpi di frecce e sassate. Qualche manciata di morti e feriti, a quanto pare, basta a spaventare gli antropologi che, freschi degli innocui banchi delle migliori università, mal si prestano al combattimento. È pur tuttavia lecito aspettarsi che ad un certo punto, vuoi per l’avanzamento della tecnologia o dell’ambizione, vuoi per le armi primitive di cui si dotano gli indigeni, il borioso isolamento cederà sotto il colpo di maglio della scienza – e chissà quali meraviglie avremo l’opportunità di dissezionare. Forse come conseguenza di una simile presa di coscienza, i vicini Jiwwì, non appena vedono un elicottero apparire in lontananza o una barca di pescatori di frodo avvicinarsi troppo alle incontaminate spiagge dell’omonimo atollo, si scassano subitaneamente la testa contro un sasso, s’accoltellano vicendevolmente con lame di selce o ancora si gettano in mare lasciandosi annegare o lanciano dardi verso il cielo per rincorrerli e farcisi trafiggere. Frustrata così la curiosità degli etnografi, i Jiwwì parrebbero destinati a durare.

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