ora che (19) – marzo 1980 –

‘quando ti vedo?’

‘quando vuoi, da qui non mi muovo’

– ora per favore tu dovresti scostarti un po perché con la luce che ti cade alle spalle non distinguo la tua faccia tanto basta grazie

– si é scostata smetto di guardarla

– subito dopopranzo della prima vera giornata di primavera con tutti vai sulle colline di aspra a raccogliere un mazzo di tulipani e dimentichi poi di stare cinque minuti seduta sull’erba a guardare il mare dall’alto della scogliera a cercare laggiù nell’immenso pianoro blù il vento della montagna il giubbox echeggiante la piccola cicala rivoltata che annaspa più in la all’ombra di un macigno mobile scalza senza elmo protettivo lontana dalle altre che in 9 formazioni a cuneo alte sullo sfondo di un cielo viola si scorgono appena a dispetto della potenza del binocolo militare

– frastornata rifai tre volte il numero del telefono

– disdici tutto

– i tulipani e il mare erano soltanto una diversione non riuscita

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