TRADUZIONE

Bucherellando la notte con le nostre torce elettriche, avanzavamo cauti sulla pelle rugosa della Città, sulle pozzanghere di catrame, sul sangue rappreso, sulle plastiche marce. Un uccelletto meccanico ci ronzava dietro le nuche e gracidava parole incomprensibili. Solo Annapiera riusciva a capirle. È sanscrito antico, ci diceva; e provava a tradurle. La traduzione però era frammentaria, imprecisa, e risultava altrettanto incomprensibile. Sono solo parole, soggiungeva in tono canzonatorio. Vanno deglutite con un sorso d’acqua, soggiungeva; e faceva l’occhiolino. Venne una tempesta di ghiaia, ma Annapiera non era dentro di essa e ci salvammo. Venne un temporale di chiodi che portò via mezzo bosco, ma Annapiera non era dentro di esso e ci salvammo. Venne un nubifragio di spine, ma Annapiera non vi era dentro e ci salvammo. Venne l’alba, infine; ed Annapiera vi era dentro. Così fu la luce.

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