LE LUMACHE

Le prime sperimentazioni sull’uomo dell’Aspirina furono un vero disastro: nonostante si fosse convinti di essere a un punto cruciale, la molecola sintetizzata ebbe scarso effetto sul campione impiegato. Fu un evento solo apparentemente irrelato a fare da chiave di volta e a trasformare quel farmaco nel prodotto che oggi tutti conosciamo. I fatti dicono che uno dei miei prozii,  anticipando di gran lunga le mode future, decise di bucarsi un orecchio con l’intento di portare un cerchietto d’oro. Che quella sera stessa invitò la famiglia a guardare dentro al minuscolo buco sostenendo che, smettendo ogni cruccio, attraverso ci avrebbero visto l’impossibile: era una porta d’accesso a ognuno dei loro propri universi, altrimenti inconoscibili. Mio padre, seppure ragazzo, fu giusto uno dei pochi testimoni oculari. Sostenne di averci visto l’ingresso del “Gallo d’oro”, il ristorante dove i genitori festeggiavano l’anniversario, e la gente che aspettava a ridosso della sala. Sostenne di aver visto più in fondo, il fumo e i vapori della cucina. Gli sguatteri che lavavano. Due cuochi che litigavano con un cappone in mano. La finestrella che dava sul retro, il retro, la strada che tra i recessi e i vicoli della città portava a una stanza buia al cui interno qualcuno guardava attraverso il buco di un orecchino. Dentro il quale, sostenne, la stessa scena ricominciava da capo. Più e più volte. Probabilmente all’infinito. Di certo fino alla fine di settembre, quando lì dentro conobbe il primo amore giovanile.

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