“Inverno, stagione antica” di Francesco Gambaro

Perché penso l’inverno come una stagione antica, controcorrente. L’estate è più moderna, il sole bronza le epidermidi che si sciolgono in sudore, il caldo promette rinfreschi e muscoli sciolti, vaporizza i tristi pensieri. Perché penso l’inverno come una squadra di grandi portieri e difensori, un partito che non voterò ma obliterò, tabarri meravigliosi di lana pecorina tosata alle infelici come dono estivo in attesa del sacrificio pasquale, impermeabili, larghi come razze volanti dall’asfalto del mare agostano, ricadono nel mistero invernale e sottomarino. Il gelo in estate è il gelo di mellone, in inverno i mitologici geloni. L’estate è vivaddio Camilleri e Moccia, l’inverno s’è fermato a Steinbeck e a Ungaretti.

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