CANTICI DELLO STAGNAIO II

seduto sullo scalone

di un mulino abbandonato

guardo l’interno di una salumeria

l’impiegato che affetta

l’ambiente

illuminato dai neon

le persone che guardano

nell’attesa

come se guardassero una spiaggia

dall’interno di una prigione

 

una settantenne e passa

con un cappottino rosso

un uomo taciturno

con il viso butterato

un pensionato tortuoso

una madonna con bambino

un cagnolino accucciato

 

e intanto

l’impiegato affetta

o grattugia

finisce di affettare

o di grattugiare

incarta

evoca silenziosamente

uno scontrino

chiede

chi è il prossimo

risponde con un cenno

al saluto di chi se ne va

 

dopo aver pagato

alla cassa

chi se ne va

una volta fuori

diventa un’ombra

che si confonde

col buio

a uno a uno

escono tutti

e tutti

a uno a uno

si confondono

col buio

 

seduto nel buio

guardo l’interno della salumeria

dopo che tutti i clienti

sono spariti

e vedo il padrone in camice bianco

seduto alla cassa

fissare la cassa affranto

come se la cassa fosse

una cassa da morto

o la sua casa di scapolo

o una torta di mele

andata a male

e vedo anche l’impiegato

che pulisce curvo

i coltelli e l’affettatrice

che passa lo straccio

alla fine

sulla vetrina

dei formaggi e dei salumi

la fine non sarà subito

pensa

pulendosi le mani

dando le spalle

all’assenza del prossimo

e al buio

del mondo

al buio

mondo

di fuori

 

(da SESCION -7 siciliani – I Quaderni del Battello Ebbro, Macerata, 2013)

 

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