Da che abbiamo superato l’inverno io e mia moglie ci arrampichiamo ogni mattina. Sogniamo vite immaginarie. Non che si sia scontenti della nostra, per carità, abbiamo una bella casa e non manchiamo del necessario. Ma quando saliamo sui tralicci della trecentottantamila – diciamo a più quaranta dal terreno – a osservare il passaggio dei cigni non riusciamo a trattenerci: in una vita io apro lattine di anacardi e lei è una colf tailandese; in una sono il 28 per cento del prodotto interno lordo e lei una pappona personale; in una sono il portalettere, lei una spremuta di pompelmo in bicchiere gelato, in una siamo patrimonio immateriale dell’Unesco e in un’altra ancora due ostaggi rilasciati dai rapitori. Studiamo la migrazione delle albanelle abbarbicati al palo 30 o al 32, a seconda del vento: sud-sud ovest palo 30, nord-nord ovest 32. In una lei mi dice: fossi stato Schwob avresti scritto questa pagina in maniera epica, saresti partito da lontano e ci avresti incantati. Io salgo su un isolatore, zampetto fino alla fune di guardia, tengo il respiro e sono una carrucola reale.
NUMERO 30 PASSA A 32
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INNESTI
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I Rabbini di Oria e non soltanto (Rabbi Shelomoh)
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