QUELLA VOLTA ERA IL GHIACCIO SULLE ROCCE DEGLI ALTIPIANI ESTINTI

La prima volta che confidai negli artifici avevo davanti un libro, un quaderno e una penna ed ero analogico e ammutolito come chi, col vestito buono della domenica, si ritrovi a pestare una merda, e puzzare di pecora, o cavallo, a seconda dei contesti, con la sola alternativa della mutezza. Quella volta, però, era il ghiaccio sulle rocce degli altipiani estinti, ora diluiti sulle cime delle onde, e non avevo più che il fiuto addestrato agli odori, ora della pecora, ora del cavallo, a impegnarsi attento nella costruzione del ritmo. Qui le cose sanguinavano i codici. Dopo un po’, nei dispositivi, subentrava l’obsolescenza programmata. La prima volta che moltiplicai spazi, esistenza e persone ero diluito, qui e lì, e denutrito e depotenziato mentre lasciavo ogni volta un pezzo diverso nella geometria di un oggetto, disperso nei suoi processi di deriva programmata. Qui i bizantini avevano lasciato qualche occhio a mandorla e la seduzione per quelle piccole tessere che animano le cose. Invece, al parco, Grozio ammoniva gli altri bambini sulla necessità di darsi un appetitus concorde, ma loro, scostanti esoterici e ieratici, saltavano discordi attorno ai giochi, alle giostre laviche, arboree, mutando salti in regole senza destino, vestibili come l’aria nei giorni in cui si vede lontano e si accorcia la distanza con la disfatta. Un coro unanime di salti rinunciava alle regole comuni della scrittura e dalle zolle rivoltate si aprivano lo scontro, la vita, la negazione. Quella volta, però, era il ghiaccio sulle rocce degli altipiani estinti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

IN GARAGE
Grazie a certe palpebre artificiali che mi hanno impiantato, posso non vedere quello che gli altri vedono. In garage ho Read more.
INNESTI
Erano all’incirca gli anni ottanta e avevamo appena finito di piantare l’ultimo filare di fenicotteri. In meno di un mese Read more.
LE POLTRONE CHE INDOSSAVO PER DORMIRE
le poltrone che indossavo per dormire per fare finta di essere grande dovevano sembrare un po’ infantili all’epoca. ho sognato Read more.
Accampamento 2 – La rendicontazione
Non capita spesso, soltanto forse alla località fornaci, di vedere la stalla illuminata, dove la strada va in doppia curva Read more.
46
Vedi come tutto ha fine? Cadere dal respiro – a metà lungo un viale, le rose di maggio l’attimo imperfetto Read more.
da I GIORNI QUANTI (61)
Tre ragazze al mare. Saranno due ma io, confusamente, ne conto tre. Tre ragazze che stamattina sono partite per il Read more.
MEZZA ESTATE
quando a inizio estate il corpo malato del mondo esala odore d’acqua sfatta il cimitero è il luogo migliore per Read more.
STASERA A CENA 07/ —.; 051
Senza capelli ti ho rivista e senza labbra   Verso Berlino andavi, Read more.
I Rabbini di Oria e non soltanto (Rabbi Shelomoh)
Di Rabbi Shelomoh che passò la lunga sua vecchiaia coi piedi sepolti nella terra siccitosa d’un antichissimo oliveto. Radici gli Read more.