QUELLA VOLTA ERA IL GHIACCIO SULLE ROCCE DEGLI ALTIPIANI ESTINTI

La prima volta che confidai negli artifici avevo davanti un libro, un quaderno e una penna ed ero analogico e ammutolito come chi, col vestito buono della domenica, si ritrovi a pestare una merda, e puzzare di pecora, o cavallo, a seconda dei contesti, con la sola alternativa della mutezza. Quella volta, però, era il ghiaccio sulle rocce degli altipiani estinti, ora diluiti sulle cime delle onde, e non avevo più che il fiuto addestrato agli odori, ora della pecora, ora del cavallo, a impegnarsi attento nella costruzione del ritmo. Qui le cose sanguinavano i codici. Dopo un po’, nei dispositivi, subentrava l’obsolescenza programmata. La prima volta che moltiplicai spazi, esistenza e persone ero diluito, qui e lì, e denutrito e depotenziato mentre lasciavo ogni volta un pezzo diverso nella geometria di un oggetto, disperso nei suoi processi di deriva programmata. Qui i bizantini avevano lasciato qualche occhio a mandorla e la seduzione per quelle piccole tessere che animano le cose. Invece, al parco, Grozio ammoniva gli altri bambini sulla necessità di darsi un appetitus concorde, ma loro, scostanti esoterici e ieratici, saltavano discordi attorno ai giochi, alle giostre laviche, arboree, mutando salti in regole senza destino, vestibili come l’aria nei giorni in cui si vede lontano e si accorcia la distanza con la disfatta. Un coro unanime di salti rinunciava alle regole comuni della scrittura e dalle zolle rivoltate si aprivano lo scontro, la vita, la negazione. Quella volta, però, era il ghiaccio sulle rocce degli altipiani estinti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I Rabbini di Oria e non soltanto (Rabbi Yehuda)
Di Rabbi Yehuda inventore degl’inchiostri che fanno volare: distesi sul terrazzo della casa i fogli di pergamena, li cucì l’uno Read more.
37
si caratterizza per un elevato livello di instabilità   scorrevolezza  su bagnato   coerenza                         riflette dunque    una posizione di distanza   <una estraneità> Read more.
Accampamento 3 – Di tegami e radici
Un telo giallo in PVC protegge l’angolo destro dell’edificio,  là dove un crollo mostra il tinello. Sul lato sinistro, lungo Read more.
LIMPIEZA
Limpieza, disse Lourdes e si allagò di petto in un respiro. L’acquitrino ferveva di vita – un reflusso di girini, Read more.
SOFFIA
Acqua naturale. Temperatura ambiente. Un bicchiere per favore, di plastica biodegradabile. Questo non puzza. Preferibilmente non sporco. Grazie. Uno sguardo Read more.
i. centripeti.
forza lavoro fanghi] termali l’indaco a catalogo le parti d’India che non combaciano virgolettate perdono a goccia a ristagno Irene Read more.
MI INCHINO AL MARCIAPIEDI
mi inchino al marciapiede che sta tra le plissettature delle corde vocali. sono un mostro: le mie mani sono sedotte Read more.
SABATO
Oggi che è sabato Annastefanella non esiste. È andata dal parrucchiere a farsi bionda, poi è passata dal fidanzato ed Read more.
SALTIMBANCHI NEVROTICI
La spossatezza di questo inverno ipocondriaco mi ha prosciugato tutti gli umori di corteccia quelli che si respirano nelle notti Read more.