AI MARINAI, BELLI COME CAPITANI (quando una porta non è più una porta)

i.

Dobbiamo vederci, arrivo e c’è una galleria con una permanente delle tue opere, sculture, in un’architettura scombinata Escher, si mette a nevicare in luglio.

Ceniamo, sopraccoperta, la barca beccheggia e ci cade il cibo dal piatto.

Tu sei un falco, o un’aquila. 

ii.

Condividiamo la musica, il pasto, il vino;

questa promiscuità dura poche ore

e ognuno riprende la propria rotta.

iii.

La bambina dice che io sono una farfalla spaventata. “Un sangue debole di consistenza, una linfa rosacea”.[i] Non mi sono mai vista come qualcosa di delicato.

 

Con le parole che scrivo io do il mio addio al mondo.

iv.

Ho gli occhi irritati dal sale,

la sabbia triturata tra i denti,

le ombre dense dell’isola si annidano

nello scricchiolio lieve della barca, stanotte,

la tua presenza mi ha fatta sentire sola.

 

Devo diventare aria.

v.

Abbiamo sentito arrivare i delfini

dal rumore del loro respiro.

“L’aria ha la dolcezza dei fichi maturi.” [i]

Quando mi innamoravo mettevo le radici per aria

 

(i) Alvaro Mutis

(i) G. Simenon

 

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