(capitolo primo) E GLI AVOCADO SPARIRONO NEL GIRO DI UNA NOTTE

Alle spalle la poliziotta del quarto piano. Da minuti si muove nella mia ombra. Io a turno per due paia di slip. Lei? Sparita, la rivedo oltre il riflesso della vetrina sul marciapiede, nulla in mano. Conforto la commessa. Lascio che mi foderi il pugno: la misura va bene. Si. Un grigio e un blu. – Peccato che l’elastico si consumi nell’uso. – Dico. – No, è l’errata temperatura nel lavaggio.- Dice. – Il prodotto è buono.- La poliziotta è minuta, bruna, occhiali da miope. Evita gli sguardi, l’ascensore, approfitta del portone lasciato socchiuso e lesta scivola per strada. In inverno jeans, maglione e piumino scuro, in estate cotone crudo. Un culturista dalla Croazia deborda in cartolina dalla cassetta della sua posta. Al funerale del padrone i vicini condomini hanno modo di prospettarle l’opportunità di far rimuovere l’automobile davanti al portone da mesi con le ruote mosce. Non commenta. Dopo la cerimonia si dilegua tra i parenti stretti dello scomparso. L’indomani un carro attrezzi mette via il catorcio. Il patrone di casa rispettoso con le signore, galante con le giovani inquiline, invitava singole, separate in discoteca, le vedove a cena e giri in spider. Nessuno nel palazzo ha interesse a ricordare le feste. La poliziotta è sicurezza per tutti, non è sposata né fidanzata. La TV non funziona. Gli operai di sopra hanno manomesso l’antenna del televisore. Salgo all’ultimo piano. Batto violento con le mani. Mi apre lei, la poliziotta, stupita. Scuote il capo con disappunto. A casa sua non ci sono manovali. Mi scuso e nel passare alla porta accanto, con la coda dell’occhio, noto un rigonfiamento tra jeans e maglione dietro: la pistola.

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