SULLE RIVE DEL TONTO (34)

Ormai appiedati, ognuno col proprio fagotto di tela grezza annodato allabellemeglio all’estremità di un lungo bastone appoggiato sulla spalla, lumachiamo in bell’ordine sulle erbette carnose e umide che crescono sul ciglio di questa strada mai stanca. Un buio pressante, appiccicoso, ci raggiunge giusto nei pressi della Grande Curva. Primo fra noi, Tà, certo di trovarvi ciò che cerca, per un minuto buono finge di frugare dentro il suo fagotto poi, platealmente, cavatone fuori un piccolo treppiede, corre a piazzarlo accanto a una pietra miliare. Dalle ruvide viscere di stoffa del proprio, Francesco strappa a stento una telecamera già accesa che, senza metter tempo al tempo. posiziona con cura in cima al treppiede.- Il mio geme forte quando partorisce un metro scarso di spago e una trottola di legno rosicchiata dal Tempo.- In fondo a quello di Qualcuno un pesante posacenere di vetro sbeccato in più punti e lesionato di brutto manda lampi a destra e a manca… A turno, avanziamo verso la telecamera, avendo l’accortezza di farlo mentre i fasci di luce dei fari quasi gemelli di una automobile in transito investendoci scuciono dalle nostre figure brandelli di ombre che si sparpagliano ben oltre le silenziose scarpate… Tra i neri freghi delle gomme affiorati sull’asfalto gira la trottola… e pare non debba mai fermarsi : da queste parti, è noto a tutti, la Notte, specie quando non vuol farsi di lato, dura a lungo…

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