EL TOPO di Francesco Gambaro

Il topo non ragiona, non pensa, aspetta. Lavora a ritmo costante. Se si blocca è per ascoltare. Ama ascoltare i passi di animali strani che improvvisamente tornano a abitare la casa di campagna. Disdegnano le torte, soprattutto se alla fragola, soprattutto se ben confezionate in cartavelina. Invece assaltano con goduria famelica i cavi dei computer, le vecchie persiane rammollite. Si affacciano dove nessuno immagina ci si possa affacciare, dalla commessura di una porta, dalla fuga dei cotti mattoni, dalla ringhiera come signori in cerca di esposizione al sole. Osservano i calcinacci dei muri scrostati con piglio architettonico, programmano di ritinteggiare o abbattere. Cliccano sul tasto di un mangiadischi a ricarica solare e ballano cubano. Il topo non ragiona, è pazzo, infila la testa nella ghigliottina al camambert, in gloria barbarica dei formaggi francesi.

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