“Una banda di dilettanti” di Gaetano Altopiano

Mai come ieri pomeriggio l’associazione faccia/parola mi aveva dato tanto la nausea. Mi sono, improvvisamente, sentito un coglione e ho dovuto consultarmi con un esperto prima di fare un passo che poteva essere decisivo: cancellarmi, o essere molto più selettivo nei contatti; verificarli giornalmente e ogni volta che qualcuno scrive una cazzata radiarlo immediatamente. Un lavoraccio. Il dramma dei social network, dice l’esperto, tranne le dovute eccezioni, è esattamente questo: una volta entrato l’utente si sente in obbligo di dire e condividere qualcosa, e di fatto è così. E’ inevitabile, pena l’illogicità dell’azione. La parola, però, oltre ad avere il suo valore originario (organizzarsi per esprimere un concetto), qui, assume anche un potere irresistibile: far colpo su una platea (che, nella quasi totalità dei casi, non si ha mai avuto). Poiché il potere del fascino è insito in alcune nature e in altre no, a prescindere dalle “procurate” azioni, tentare di far colpo, alla fine, risulta del tutto inutile. Anzi, spesso è solo ridicolo e imbarazzante, dato che perlopiù si ha a che fare con dilettanti. A volte è persino disgustoso: quando leggi ciò che hanno scritto e guardi le facce. 

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