“L’ultima biblioteca” di Gaetano Altopiano

So di non avere piacere nel raccontare di quest’uomo, ma mi rassegno al fatto che non tutte le nostre azioni procurano piacere e nondimeno non possiamo evitare di farle. Considero questa, quindi, una di quelle. Un uomo privo di spirito, inutile ai propri simili, eppure duro e intransigente al punto che non meriterebbe menzione. Proverò comunque a riferirne mettendoci del mio dove dovrebbero mancarmi motivo e materia per farlo. Tanto, ogni storia, altro non è che il riflesso della storia di chi la sta scrivendo con una conseguenza che sappiamo essere devastante e monotona. L’uso perpetuo dello stesso alfabeto, l’unica biblioteca, per quanto vasta, a cui attingere: un solo racconto scritto in milioni di modi possibili. Per gli “Anulari” la storia è un circolo, e niente esiste che non sia già esistito e che non esisterà nuovamente, letteratura compresa. Penso di nuovo a scale che non portano da nessuna parte, a finestre irraggiungibili, all’ultima frase di un racconto che si ripete alla fine di ogni racconto possibile (un’ossessione). Concludo: conosco per certo che l’uomo avrebbe voluto vivere in solitudine ma la mia facoltà mi concede la libertà di collocarlo in qualunque luogo io voglia. La fine è inevitabile.     

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