IL PASSEGGIANTE

Tra tanti oggetti incredibili il passeggiante notò il più incredibile: ai margini della cunetta un serpentello nero di merda di cane su una pietra solitaria, bianca, liscia e immacolata. Che l’abbiano messo lì apposta? Il passeggiante rimuginò poco convinto vagliandone la perfezione, nondimeno annotò sul suo bel taccuino la data esatta, l’ora, il chilometro della provinciale e la direzione del vento, che in quel momento era ovest nord-ovest. Come del resto soleva fare abitualmente. Giacché era anche abbastanza preciso scattò una foto e telefonò alla moglie per un consulto, nel caso le fosse mai capitato niente di simile. No, non le era mai capitato, fu la risposta. Telefonò anche a altri due passeggianti, il cognato e un amico, ma anche loro dichiararono di esserne alieni. Ripresa la passeggiata ebbe però quasi subito un ripensamento: poteva davvero fidarsi di quei pareri? D’altronde, i tre, non erano passeggianti professionisti e perdipiù, ora che ricordava, due di loro erano anche piuttosto distratti. Un gatto morto giaceva poco più avanti e nuvole minacciose si ammassavano a occidente. Il passeggiante, più risoluto che mai, decise per la seconda versione. Si trattava di un falso. 

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