DIDASCALIE 2

  1.  Curioso, che da quando ci siamo messi seriamente a pensare alla vita, la morte ha iniziato a girarci intorno come il classico avvoltoio.
  2. Sospetto che sia dietro anche alle piccole incrinature, ma sarebbe inutile tentare di ricostruire una qualsiasi mappa – non darebbe alcun segno riconoscibile, non più di una grafia illeggibile.
  3. Uno poi li cerca, i segni, inevitabilmente, le connessioni, i rimandi a un disegno comprensibile – un meccanismo di risparmio della mente, come il sogno, come il pregiudizio.
  4. Eppure è stato solo anni dopo che ho capito cosa volesse dire restare tutto quel tempo seduto per terra, in bagno, a guardare scorrere l’acqua del lavandino.
  5. Era una scrittura quanto mai incerta, disallineata. Una mano frettolosa.
  6. La morte non appariva mai se non nelle forme edulcorate di altri segni del declino.
  7. Oggi spero che i rumori notturni siano prodotti dal domovoy che si aggira brontolando per quanto trascuriamo la casa,
  8. che sia sotto il suo peso che cigolano le lamelle del parquet, che siano suoi gli accenni di passi a cui sussulti ogni volta, alzando allarmata la testa dal cuscino.
  9. Ci precipitiamo a farci analizzare il sangue, regoliamo le diete, gli orari. Tutto va avanti.
  10. È da questi sfilacci che temo il formarsi del nucleo, mentre altri filamenti potrebbero andare a raggomitolarsi intorno a un istante e precipitarlo nel buio caldo e umido da cui verrà la vera, grande paura.
  11. Ha quindi del prodigioso riuscire a dire questa parola – vita – senza nemmeno un po’ di imbarazzo.

 

 

 

Immagine tratta da W. Kahle, H. Leonhardt, W. Platzer, Taschenatlas der Anatomie für Studium und Praxis, vv. 2 e 3, Stuttgart, Georg Thieme, 1979

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