DUE CERVI

C’è mio babbo su una sedia, in silenzio. E io davanti allo schermo che leggo poesie. Leggiamo Trinci, Fortini, Quasimodo, Luzi, Caproni, Penna e Morandi. (Gianni, diamine). Anche le ceneri di Pasolini. Su Trinci mio babbo si inorgoglisce. Una conterraneità di pregio. Ma è su Quasimodo, ma io scrivo ancora parole d’amore, che si piange tutti e due e ci si abbraccia. Siamo due disgraziati. Due barboni. Due fratelli Cervi.

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