IMPRONTATURE

Nella seconda preistoria residui  ancora scarichi d’implicazioni, a peso morto sedimentano con noi nel senza tempo di luci rivolte all’infinito. Oltre sbrecciati parametri, la zoppicante creatura accenna un disegno rigenerando stoccafisso in acqua e sale. Dormono in ketamine la ghianda ed il legno condividendo in fondo al lago lo stesso appoggio del cofano tv mentre il ritratto in onda, dolcemente ammaccato, sbriciola bolle prima di zittire. Accantonato l’oscuro doppio mnestico dell’acqua alta, recupero cose mai viste prodotte in altre ere con l’invernizzo sotto neve. Da tempo frana il monte nel quadrante occidentale interrompendo questo abitare balbuziente tra crete molli dove lascio l’impronta, l’aracnide ultraleggiero danza dialetti suoi. Posture improvvisate sul falsopiano della serpe che con un occhio solo vedo fuggire.

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