Accampamento 1 – Gli interni assegnati

Al  km 24, al muro di testa di un volume grigio, andato in rifacimento più volte, più volte ridestinato, s’innestano in basso,  le doppie falde spioventi dalle tegole scure. Si tratta d’una casupola ocra, che sul lato opposto, s’accosta alla parete aggettante d’un altro edificio. Fu quest’ultimo giallo, poi rosa ed ora verde a interlinea di piani e solai. Il suo epitaffio di terrazzi stretti e ingombri guarda a occidente e allontana la strada. Attraverso le scale visibili, riparate alla buona da pensiline in policarbonato, si accede agli interni assegnati. Di seguito, ed appoggiata ad esso, una rimessa già falegnameria che poche lettere, ancora nominano nel neon resistente in fluorescenze notturne e lumeggia nel retro, un capanno sulla faglia. Su questo confine, prima d’una casa singola orientata a sud, sta infilato un enorme carrello ricolmo di mobili dis-assemblati – modanature esemplari, bacchette laccate, profili sagomati, copri spigoli, masselli angolari, battiscopa, copritubo, copriforo, zoccolini, passacavo,  che Louise aveva radunato per cinque metri quadri di fonderia. Per tempo e nel tempo l’unica gallinella bianca trovò riparo sottotutto e lasciò l’uovo piccolissimo sulle sterpaglie, molto prima che le finestre rasoterra mostrassero gli attori.

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