da I GIORNI QUANTI (57)

Un punto della notte in cui passiamo dall’essere più vicini alla sera precedente all’essere più vicini all’alba che verrà. Una specie di insonnia, dormiveglia a raffica, l’attenzione mi fa vigile ma mi spezza i sogni. Capovolgo il bicchiere dell’acqua. Ecco, ora sono passato dall’altra parte. Il ventilatore penso di spegnerlo continuamente ma la mano resta ferma, la notte ruota. Il ventilatore è la città, intanto che monta la luce, si trasforma in una turbina nemica. Penso di cavare una felicità la sera quando mi corico, che l’approssimarsi dell’ora della sveglia e l’incapacità di riprendere sonno, poi, diradano. Inesorabile l’avvento di un nuovo giorno. Anche questo nuovo è, come già sento, determinato a schiacciarmi.

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