Uscendo dall’incontro si presenta la montagna e nel coltroluce la sua criniera di pini ed alberi uno a uno smerletta dolce. La gran massa di parete avanza verso me, pretende lo spazio mio, mi deteriora. Capisco fuori turismo, l’erta salita quotidiana a quel richiamo di sirene, la fresca strada in alto in alto che si contorce, i prati tra spontanee rose ad arginare l’immanente. Non può essere che contro ruvido sasso ogni ritratto, mai verso il lago ambisce un pensiero se la montagna guarda in finestre, in cortili, in noi. Predestina instabili appoggi e rotolanti spigoli, piedi in fallo slogano la postura e solo in alto si riassesta la verticale e lo sguardo torna fuori, in orizzonte.
GLACIAZIONI, SPONDILOSI, SINTROMI
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