Sappiamo che la nostra dirimpettaia non esiste. Che il pointer che porta a spasso è una nostra invenzione. E che anche l’uomo che passa a prenderla è un personaggio di fantasia. Ma ogni sera una scena si ripete con regolarità sconcertante: la ragazza esce di casa, tira il cane per il guinzaglio, va al palo della luce dove un tale l’aspetta come sempre alla stessa ora. Io ripeto: non c’è prova della loro esistenza, mai ho toccato i suoi capelli, mai ho sentito abbaiare il suo cane. Se mi affaccio per osservare, però, alle otto vedo sempre la stessa scena. Lei mi dice che viviamo dentro al vuoto, in un buco d’emmenthal in sostanza, circondati da un’indecifrabile energia oscura. Qua metterò il salotto, aggiunge, là un bel tavolo, là una poltrona e mi godrò il panorama: solo campagna, non una casa nel raggio di due chilometri. Ma alle otto vado alla finestra e ogni cosa si ripresenta puntuale. Prendete nota: una ragazza che esce di casa, un pointer al guinzaglio, un palo della luce dove un uomo aspetta come tutte le sere a quell’ora.
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