QUEI 68 MQ DI UNIVERSO / Come un selfie, profondo…

In un tempo che finisce di contare se stesso, qualcosa riconosce in un filamento fluttuante – simile ai mille e mille che scoprivano a media altezza i segmenti di sole dalle serrande in una casa di Roma – un carattere paragonabile al mio: l’assenza di suono, l’adagio del passo, come si fosse finalmente realizzato il sogno di una gravità mai voluta rivelare intorno per non disturbare. Ricorda in effetti di me, un io nuovamente giovane. Qualcosa lo intercetta e pare salutarlo, e se è vero che quel filamento è la mia paragonabile personalità, cortesemente ricambio.

 

Il cervello – nel gioco universale delle analogie in cui oramai sono preso – sembra sia quello, e batte appena seimila anni luce più in là. Lo riconosci dal polso, dal relativo diametro che, no, non importa dedurlo da quella che un tempo avresti detto misurazione esatta: la dimensione qui percepita è esattamente equivalente a quella reale. E il cervello batte, hai presente una piccola stella o un microscopico led?

 

Il volerti bene una vita dovrebbe essere invece quel traslare infinito l’asse dal nero al blu di appena pochi chilometri dietro; non si individua bene se in una costellazione, ma non importa, ché il volerti bene una vita figurati se può dar attenzione a una stella.

 

Così in quest’ennesima foto dell’universale catasto devo essere apparso io, in quella curiosa e modernissima forma di organismo diffuso, le mani in silenzio, la reception nel cuore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SCAFFALE 109 – 160622
L’artista in pace con il mondo, con la società e con sé stesso, non può creare niente (se fossi in Read more.
STANZA 225
a mia nonna piaceva il cinema italiano e una sera di Capodanno si è vista esplodere in un film di Read more.
N.5
di mattina ho camminato a lungo per un tratto di spiaggia, osservavo i pesci piccoli in banchi a riva alcuni Read more.
IN GARAGE
Grazie a certe palpebre artificiali che mi hanno impiantato, posso non vedere quello che gli altri vedono. In garage ho Read more.
INNESTI
Erano all’incirca gli anni ottanta e avevamo appena finito di piantare l’ultimo filare di fenicotteri. In meno di un mese Read more.
LE POLTRONE CHE INDOSSAVO PER DORMIRE
le poltrone che indossavo per dormire per fare finta di essere grande dovevano sembrare un po’ infantili all’epoca. ho sognato Read more.
Accampamento 2 – La rendicontazione
Non capita spesso, soltanto forse alla località fornaci, di vedere la stalla illuminata, dove la strada va in doppia curva Read more.
46
Vedi come tutto ha fine? Cadere dal respiro – a metà lungo un viale, le rose di maggio l’attimo imperfetto Read more.
da I GIORNI QUANTI (61)
Tre ragazze al mare. Saranno due ma io, confusamente, ne conto tre. Tre ragazze che stamattina sono partite per il Read more.